Poi fu la volta dei Cascatelli…
Vabbé, oramai siamo rassegnati. Passino le crisi d’ansia, della serie: “Oddio, stanno finendo i bucatini!”. Passino, pure le rivisitazioni – più o meno lecite – made in New York, che ci fanno ipotizzare altre letture, per le intoccabili Carbonara e Cacio e pepe. Non battiamo ciglio e, anzi, facciamo spallucce.
Adesso, addirittura, si dà il via alla sperimentazione. Gli Americani hanno inventato un nuovo tipo di pasta, senza che Noi ne sapessimo nulla. Meglio così, nevvero? O forse no, perché infastidisce un tantinello il fatto che, dal cappello del Prestigiatore, al di là dell’Oceano abbiano saputo tirar fuori un qualcosa di totalmente inedito.
Cascatelli, li chiamano. E, diciamocelo – urta il pensiero che, ad inventarli, non sia stato uno chef, un cuoco, un fine critico gastronomico. Eh no, sono opera, i ‘nostri’, di un fantomatico conduttore. Trattasi, per onor di giustizia, di un podcast: The Sporkful, assai rinomato e, tra l’altro, ben eseguito, dedicato al cibo. Pur tuttavia, il tizio in questione non ha nemmeno il cognome italiano e quanto ci scoccia. Come pure, ci rode non essere stati consultati, né avvisati… insomma, il tutto si è compiuto, oltre il nostro sguardo e senza il benestare.
Dan Pashman – per esser più chiari – ha poco più di 40 anni, e dichiara di aver speso gli ultimi 3, proprio nel raggiungimento dell’impresa. Al grido di “gli spaghetti fanno schifo!” si è indaffarato ad escogitare un Piano B. Un formato che potesse, insomma, sostituirli, se non – udite udite – migliorarli.
Ha unito, spiega l’intrepido autore, le rouches delle mafaldine e la parte cava dei bucatini. Tutto, pur di raggiungere punteggi massimi nei 3 parametri essenziali: capacità di trattenere il sugo, di essere ben gestibili con le posate e mantenere una buona consistenza sotto i denti. Insomma, il risultato di un disegno perfetto.
Fin qui, tutto chiaro. Ma il nome, a cosa è dovuto? Rappresentano, evidentemente, “una cascata di sugo“. Che sciocchi ad non esserci arrivati, ovvio. E perché Cascatelli e non, piuttosto, Cascatelle, come richiederebbe l’interpretazione grammaticale? Semplice, una ‘i‘ in fondo alla parola fa… made in Italy. Che vuoi di più, un po’ come appendere alle pareti del proprio ristorante le foto, datate, di Alberto Sordi, Sofia Loren, oppure il Papa.
Questioni semantiche a parte e al netto dei patriottismi, c’è da registrarne il successo, grandissimo e immediato. Già terminati, pensate. Su Internet, nell’unico posto in cui si potevano acquistare (4 confezioni da mezzo kg a 17,99 dollari, più o meno 15 euro), il primo quantitativo è andato esaurito nel giro di 2 ore. Riassortiti, sono terminati di nuovo e, al momento, “qualsiasi nuovo ordine sarà evaso, in non meno di 12 settimane”. Capito? Per poterli assaggiare è necessario aspettare ben 3 mesi. Wow!
Del resto – e qui ci si fa, solo per un breve istante, seri – le immagini che li accompagnano ne descrivono, nel dettaglio, le fasi di ideazione, con tanto di bozzetti disegnati su carta quadrettata, messe in evidenza, spaccati e immagini in sezione. Insomma, quel che ci aspetteremmo da un lavoro di ricerca ingegneristica. Ma tant’è. Se a ciò si aggiunge che stiamo, comunque, parlando di pasta – e sapete bene che, su certi argomenti, vd. anche il calcio, non si scherza – immaginarne l’appeal non richiede poi un grande impegno.
In America (e non solo) – d’altra parte – tutto quel che richiama lo Stivale risulta tremendamente affascinante.
Lo sanno bene i titolari di Carbone, catena di ristoranti ‘nostrani’, con sedi a New York, Miami, Las Vegas e pure Hong Kong, frequentati dai volti più noti di Hollywood. Ebbene, lor Signori hanno deciso di mettere in vendita – a loro volta online – 3 fra le salse più famose: Arrabbiata, Marinara e Pomodoro & Basilico. I prodotti, anche in questo caso, stanno andando a ruba. Ma, decisamente, si tratta di un’altra storia…
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