Serial killer? Sì, ma tracciamo bene le differenze…
“Uccidere non è come fumare. Si può smettere“. Ce lo insegna Chaterine Tramell – alias Sharon Stone – in quello che – per un motivo o per un altro – viene considerato un cult della cinematografia.
Dunque, analizziamo i dati:
- Si contano più psicopatici maschi che femmine
- Sono, spesso, alla ricerca del brivido, il che significa che finiscono in prigione, nella maggiore parte dei casi; e il 93% delle persone arrestate è di sesso maschile
- Benché gli studi in materia siano limitati, maschi e femmine possono differire, nel modo in cui agiscono
- Secondo quanto noto, le donne flirtano per manipolare; gli uomini sono più aggressivi fisicamente
- Ciò premesso, anche le donne commettono omicidi
E non si tratta neppure di una rarità. Si calcola che, circa 1 persona su 100, sia psicopatica. Pur tuttavia, stando alla popolazione globale, il podio lo detengono i maschi. Sia chiaro, un’attribuzione di tal fatta non è casuale. Servono requisiti ‘ad hoc‘. Bisogna, per dirne una, percepire un punteggio elevato nella lista Hare di controllo della psicopatia. Non di meno, gli atteggiamenti di cui ci si caratterizza devono rispondere a criteri di impulsività e fame di emozioni, laddove si risulta incapaci di provare empatia verso l’altro.
Certo, gli approfondimenti riguardo alle differenze comportamentali tra i due sessi, sull’argomento, sono da considerarsi piuttosto scarsi, ma è certo, vista anche la quantità elevata di popolazione carceraria targata ‘maschio’ (93%), che gli uomini manifestino atteggiamenti, di gran lunga più violenti.
Secondo uno studio del 2012, pubblicato sull’International Journal of Women’s Health, nelle donne si riscontra una più assidua tendenza a ‘tessere una sorta di tela’, in cui far rimanere invischiata la propria vittima. Alla stregua delle vedove nere, insomma. Verbalmente aggressive, risultano meno propense all’attacco, per così dire, diretto.
Riguardo alle cause, questo disturbo del neuro-sviluppo, così come viene ritenuto, è mutuabile, pare, dalla struttura stessa del cervello. In entrambi i casi.
L’amigdala – per capirci – è il luogo in cui vengono elaborati i sentimenti. Negli psicopatici, l’area in questione è più piccola, del 18%.
“Sappiamo che ci sono forti contributi genetici allo sviluppo delle aree cerebrali, ma sappiamo anche che l’ambiente sociale può avere un impatto, sul cervello“, spiegano gli esperti. “Le persone che subiscono abusi all’inizio della loro vita o che vengono trascurate, ad esempio, hanno una riduzione del volume dell’amigdala. Almeno nei bambini, quindi, possono essere i geni e può essere l’ambiente. Molto probabilmente, c’è il contributo di entrambi“.
E proseguono, attribuendo alle psicopatiche donne un carattere decisamente asociale: “Se guardi le donne, in carcere, molte sono tossicodipendenti e molte sono prostitute. Il sospetto è che, per quanto riguarda le donne psicopatiche, avremmo una situazione simile“. Dunque, largo a qualsiasi tipo di reato, fuorché lo stupro.
“E hanno molte meno probabilità di commettere omicidi”, si specifica. “Quando si tratta della differenza di genere, in questo caso, il divario è davvero grande: nove maschi, per ogni donna assassina“. Ciò non vuol dire che non succeda. In un articolo per The Conversation, Marissa Harrison ha scritto della sua ricerca, condotta mettendo sotto osservazione 64 serial killer, di sesso femminile.
Ebbene, ne è scaturito che, la maggior parte delle serial killer di sesso femminile, era di classe medio/alta. Quasi tutte erano bianche e possedevano una laurea, o un’istruzione universitaria. Molte di loro conoscevano le proprie vittime: due terzi ne erano direttamente legate; un terzo aveva ucciso il proprio partner e il 44% i rispettivi figli.
E se gli assassini sono motivati, il più delle volte, da sesso e rabbia, qui si tratta di ‘bieco denaro’. Niente di più. Ma c’è dell’altro: non tutti sono ossessionati, come spesso si crede, dall’idea di uccidere. Amanti del brivido, certo, per via della loro stessa indole. Ma non poi così propensi ad esporsi. Non più, almeno, del resto della popolazione.
“La maggior parte degli psicopatici non uccide“. Semplicemente, è più propensa a farlo, qualora se ne configuri la necessità. A dimostrarlo, il tasso dei crimini efferati, in proporzione molto basso. Il 2-3% del totale. Un numero, a ben guardare, relativamente esiguo.
Di contro, la considerazione che, se si è in procinto di uccidere, i maschi siano più propensi a portare a termine la missione, rispetto alle femmine. Ciò non di meno le donne lo fanno e, quando accade, lasciano il segno…
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