Quella scia di sangue che macchiò le colline toscane…
Basta il nome, Monster of Florence, per far sobbalzare spettatori – e non – dalla sedia. Si tratta, anzi, si tratterebbe – dal momento che, ancora, non è neppure in produzione – dell’ennesima serie, protagonista, per l’occasione, niente popò di meno che Antonio Banderas, incentrata sulle note vicende del Mostro di Firenze.
Ebbene, non siamo neppure agi albori e già se ne discute.
Un prodotto, firmato Studiocanal, diretto da Nikolaj Arcel e scritto dal danese Anders Thomas Jensen. Sei ore di girato, tuttora in lavorazione e di cui non è stabilita, neppure, la piattaforma di destinazione.
Riflettori accesi, comunque, asserragliati su una storia che, certo, oltrepassa la cronaca e finisce per interessare – inevitabile – persino Hollywood. In seguito ad un articolo pubblicato su Variety, in cui si evince la genesi del progetto, è partita la – prima? – diffida, ad opera di un ex sostituto procuratore, a suo tempo coinvolto nelle indagini. Un’azione legale, che si scaglia, in particolare, contro il libro: “Dolci colline di sangue” (Rizzoli, del 2006), a cui fa riferimento la trasposizione televisiva.
Dal canto suo, lo scritto prende le mosse da un lavoro a 4 mani, frutto dell’approfondimento del giornalista Mario Spezi, con la collaborazione di Douglas Preston. Un bestseller e, ancora adesso, un punto di riferimento, per chi intende approfondire gli eventi che hanno plasmato, omicidio dopo omicidio, l’immagine di uno tra i serial killer più crudeli della storia del nostro Paese.
E sarà proprio Banderas ad interpretare i panni di Spezi, che ha avuto un poderoso impatto sulle indagini. I due, il reporter e l’amico, decisero di seguire, a suo tempo, una pista alternativa a quella ufficiale, che del resto, fino a quel momento, si era sciorinata in un nulla di fatto. 11 anni, tra il 1974 e il 1985, in cui si è brancolato nel buio, non potendo attribuire agli efferati crimini, nelle notti senza Luna, alcun colpevole.
Paradosso dei paradossi, l’istinto da segugio, insieme alla voglia di arrivare ad un nome, hanno condotto il medesimo Spezi dietro le sbarre, per diversi giorni, accusato egli stesso di essere il famigerato assassino. Assolto, non ha mai interrotto il cammino di ricerca né, tanto meno, ha smesso di dire la sua. Ma si tratta, lo sappiamo bene, di un caso giudiziario assai complesso, pregno di fin troppi e complessi misteri. Un marchingegno ingegnosissimo e complicato da dipanare, del quale, con rammarico, si cerca ma non si attende un’epilogo.
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