Billy Milligan: Monsters Inside
Billy Milligan. Lo conoscete?
A cercare su Wikipedia, si evince che William Stanley Milligan, all’anagrafe William Stanley Morrison, noto semplicemente come Billy, è classificato, alla guisa di ‘criminale statunitense’.
Buffo, perché su questo ‘personaggio’ ce ne sarebbe da dire. Il suo fu un caso mediatico che, non solo sconvolse gli Stati Uniti d’America sul finire degli anni ’70, ma la sentenza che lo riguardò finì per rivelarsi come la genesi di un risvolto, fino ad allora inedito nella storia giudiziaria statunitense.
Pur essendo stato ritenuto colpevole di aver rapito, violentato e rapinato tre studentesse universitarie, il ‘nostro’ venne assolto per infermità mentale. Una sentenza, quest’ultima, che riconosceva – per la prima volta – il disturbo dissociativo dell’identità, alla stregua di una vera e propria patologia. Non più, dunque, una semplice nevrosi.
Il caso Milligan si contraddistingue, in sostanza, come viaggio psichedelico tra le zone di luce e d’ombra che – nel bene o nel male – ci caratterizzano. Rappresenta la significazione del sistema in cui si snodano facoltà cognitive, emotive, di memoria. Del resto, non occorre essere psicologi per capire che demoni, incubi e paure sono cosa di tutti.
Così, la mente da stupratore seriale è assai di più che l’estensione di emozioni comuni. E’ l’emblema di pulsioni che, scavando, possiamo ritrovare dentro ciascuno, persino dentro noi stessi e, forse proprio per questo, la rendono ancor più affascinante.
Talmente intrigante, da dedicarle un Documentario true crime. A proporci, in streaming, I 24 volti di Billy Milligan è, ancora in questa occasione, Netflix. Giacché 24 pare fossero le personalità che lo abitavano, occultando e rendendolo dimentico della ‘reale’, traumatizzata da una serie incessante di violenze, sevizie e torture, subite quando era solo un bambino.
Stando alle decine di perizie effettuate sul suo conto dopo l’arresto, convivevano, nell’inconscio del giovane, decine di identità, tutte differenti nel modo di parlare, con un accento specifico, una storia personale. Persino una postura dedicata. E pare, ancora, anzi, viene dato praticamente per certo – a riportarcelo sono i numerosi spezzoni delle inquietanti interviste riprese nel docufilm – che ogni ‘anima’ di Billy poco o nulla si rendesse conto di quanto avveniva alle altre, nel frangente in cui assurgevano a dominanti.
Così, nel tentativo di comprendere, si scava fino in fondo. Si indaga, tra coloro che lo conoscevano bene: i fratelli, la madre, gli amici di infanzia. E si arriva a toccare con mano il tormento che il ragazzo viveva quando l’altro – inteso come altro da sé – prendeva il sopravvento.
Dottori ed esperti coinvolti, all’epoca, nelle indagini hanno provato ad giustificare il disturbo, deputandolo ad un evento traumatico, da ricercare nel periodo dell’infanzia. Tutt’altro verrà fuori dal registrato. Ma non intendiamo anticiparvi nulla…
E, se di rapine, violenze, stupri si parla, nei diversi episodi, non di meno si affronta il tema della consapevolezza e quello, non meno colpevole, delle derive mediatiche.
Di Billy Milligan – d’altronde – si è parlato tanto, a partire dalla biografia ufficiale: Una stanza piena di gente, scritto a due mani dallo stesso, insieme con Daniel Keyes. E se, nel 2017, addirittura Leonardo di Caprio aveva anticipato che ne avrebbe interpretato il ruolo nel film: The Crowded Room, adattamento del romanzo, di cui, poi, non se ne fece più nulla. Tra le ultime news, arriva – ora – quella del Serial, edito da Apple TV. Protagonista, Tom Holland, a prestare il volto – o meglio sarebbe a dire i volti – al tormentato malvivente.
LEGGI ANCHE: Salve, sono Ed Kemper
LEGGI ANCHE: Quella scia di sangue che macchiò le colline toscane…