Io in giardino mi metto… un uovo
Succede a Mosca, ma potrebbe accadere ovunque. O, almeno, in qualsiasi luogo regnino estro e creatività. Così, nasce, sorta di guscio sottile o, se preferite, bozzolo in cui accoccolarsi, Ovoid house, ultimo lavoro del russo Gregory Orekhov. Ideato affinché sua figlia Agatha godesse di uno spazio tutto suo, nel cortile di casa, si tratta, nel sentenziarlo, di un ardimentoso ma riuscitissimo intreccio, tra arte, simbologia e praticità. Insomma, bando alla classica casetta a misura di bambino, per far posto, invece, ad uno spazio surreale ma, al tempo stesso, funzionale, in cui dar sfogo alla fantasia.
QUELL’IDEA, PRESA A PRESTITO DALLA GENIALITA’ DELLA NATURA
Dunque, l’artista ha voluto attingere, per l’occasione, alle sue esperienze pregresse – dal 2016 sperimenta con la forma dell’uovo, protagonista della serie My Egg – per dare vita a una cellula vivente. Una casa a quattro facce, di forma ovoidale, rifugio seducente per persone di tutte le età, “poiché di tanto in tanto“, per adoperare le sue stesse parole “tutti cerchiamo l’isolamento“.
L’archetipo dell’uovo, del resto, racchiude in sé suggestioni universali. Plasmato da Madre Natura, rimanda inevitabilmente alla condizione della nascita, con tutto quel che, per ciascuno, ne consegue… E, pure sul piano architettonico, la forma si propone autosufficiente e completa, senza angoli, strappi e giunture.
IL TUTTO NEL NIENTE
E, le facciate perimetrali – della misura di 250 per 320 cm – di questo luogo non luogo, perfetto e candido, secondo le intenzioni dell’autore, si rendono accessibili, attraverso una scala snella in acciaio lucido, per meglio riflettere i toni del prato e fondersi con l’ambiente circostante.
Per assemblare la struttura sono state adoperate centinaia di lamelle di compensato, impilate una dopo l’altra, a costituire, all’interno, una superficie a gradoni. Così, pure, le pareti, spesse appena 30 mm, si schiudono, per lasciar posto ad una finestrella, necessaria per fare entrare aria e luce.
Ma il vero incanto è dentro, lì dove ci si può dimenticare la realtà, per introdursi in una dimensione sospesa, insolita eppure incredibilmente familiare, rievocazione, volontaria e cercata, di un universo mistico, intimo e interiore.
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