Manie da Social: ridiamone sì, ma teniamoci lontani

Manie da Social: ridiamone sì, ma teniamoci lontani

Stravaganze da TikTok. Così, può capitare che l’autoregolamentazione diventi censura, nel momento in cui, entrando in funzione il sistema di riconoscimento vocale, tutta una fila di parole si trovi cancellata.

Si tratta, nel dettaglio, di vocaboli che contengono una sequenza di lettere considerata, evidentemente, scabrosa. Il sistema, in pratica, agisce eliminando, nei sottotitoli, quanto appare automaticamente in prossimità dei video, lasciando comparire, in sostituzione, una serie di asterischi.

D’altronde – come si dice – ogni lingua è paese. Così, se l’unione delle lettere a, s, s, in Italiano, risulta innocuo, non altrettanto può dirsi nella traduzione Inglese, dove sta ad indicare il lato b. Conseguenza, spariscono, falciati via secondo la medesima politica, vocaboli come ‘assolutamente’, ‘passare’, ‘cassetto’, ‘fracasso’, ‘associazione’ e simili, del tutto – come logico considerare – innocui.

Circostanza, quest’ultima e come capite bene, che non poteva che scatenare l’ironia della rete. E un vocabolario, il nostro, già di per sé maltrattato finisce per diventare un compendio di termini da bollino rosso…

Altro giro, altra corsa, ecco che, sempre sullo stesso Social, impazza la ricetta del pollo cucinato con i farmaci anti influenza. Un trend, tra l’altro, estremamente pericoloso. La Sleepy Chicken consiste, in sostanza, nel ‘marinare’ la carne, una volta in padella, con medicine allo stato liquido, fin quando quest’ultimo non venga del tutto assorbito.

Una follia. Eppure pare che l’abitudine, nata per errore, non abbia tardato ad impazzare, facendo allarmare il comparto medico, preoccupato che la gente andasse in over dose.

Fa ridere, certo. Ma c’è pure da riflettere, che il gioco può, in un lampo, trasformarsi in qualcosa di assai meno divertente. Eppure, strano – quasi – a dirsi, a volte basterebbe solamente adoperare la testa…

LEGGI ANCHE: Tik Tok: quando il pericolo ha il volto innocente

LEGGI ANCHE: Efelidi? Adesso ci penso da me