Sanremo: 71 anni e un caratterino… mica da ridere
Vogliamo parlare di Sanremo? Soffermiamoci, allora, a considerare le stramberie che hanno accompagnato le varie edizioni. Spesso si tratta dello stesso Regolamento che, in più di un’occasione, si è dimostrato alquanto bizzarro.
Del resto, stiamo raccontando di una manifestazione che, decisamente, ha i suoi anni. Nata in sordina nel 1951, in stile café-chantant, con gli artisti che si esibivano sul palco del Casinò, mentre tra il pubblico, sistemato ai tavolini, si aggiravano i camerieri intenti a portare le consumazioni, il Festival è decisamente cambiato, nel corso dei decenni. E ancora – nonostante tutto – stenta a tramontare, essendosi ricavato un posto di riguardo nel cuore degli Italiani. E pure nei palinsesti Rai.
Lo immaginavate che…
- Ed eccoci, dunque, alla primissima edizione. Nel Salone delle feste del Casinò di Sanremo, come accennato, si sfidano 20 canzoni, interpretate da tre (anzi quattro) artisti: Nilla Pizzi, Achille Togliano e il Duo Fasano. Più che i cantanti, in pratica, a gareggiare sono i brani. Le votazioni si svolgono in sala. Le hostess si aggirano di tavolino in tavolino con le urne, nelle quali i presenti possono infilare la scheda di riferimento. Seguita parzialmente in diretta radiofonica dall’emittente Rete Rossa, antenata di Radio Rai, questa ‘prima volta’ (vinta da Grazie dei fiori, Nilla Pizzi) passa sostanzialmente inosservata.
- Nel 1953 prende l’avvio quel che, della Kermesse, conosciamo oggi. Grazie ad una serie di innovazioni, l’atmosfera familiare lascia il posto, infatti, ad un’allure più sofisticata, che prevede la doppia interpretazione e la direzione orchestrale di ogni brano. Ad eccezione del 1956, sarà così fino al 1971.
- Dunque, proprio nell’anno in questione (1956), gli interpreti dei 20 brani in gara sono selezionati dalla Rai, attraverso un concorso per Voci Nuove. Si presentano, per un ‘eventuale candidatura, in 6.646 ed è dalla lunga lista che vengono pescati i sei partecipanti, tutti esordienti. Vince Aprite le finestre, cantato da Franca Raimondi. Nel 1961 e nel 1962, la classifica viene, invece, decisa tramite una sorta di referendum effettuato attraverso l’Enalotto e, per questo, è annunciata ben sette giorni dopo la serata finale. Quattro le serate, per ogni edizione: nelle prime due i giurati sono 524 (e non gli stessi). 224 selezionati tra il pubblico presente in sala e 300 telespettatori, dislocati in 20 città italiane.
- A partire dal 1964, i brani candidati sono proposti alla Commissione selezionatrice già abbinati a chi deve eseguirli in gara. E’ anche questa una novità, giacché il nome dell’artista è stato stabilito, d’abitudine, successivamente. Rimane, di contro, la doppia esibizione. Uno tra gli interpreti di ciascun brano è straniero e si esibisce, salvo rare eccezioni, in Italiano. Da 1965, i cantanti nostrani possono presentarsi in gara con più brani.
- Nel 1974, per la prima volta, viene introdotta la distinzione tra Big, ammessi di diritto alla serata finale, e Aspiranti, sottoposti al rischio d’eliminazione. Sono, questi, gli anni bui del Festival, alle prese con un calo di interesse e frizioni con le Case discografiche. Così, per conferire nuova linfa all’evento, gli organizzatori concepiscono un regolamento cervellotico. Nel 1976, la competizione si articola tra cinque squadre composte da sei cantanti, con i caposquadra non soggetti a votazione (dunque, immuni all’eliminazione) e un complesso sistema di ripescaggi. Nel 1977, gli interpreti in gara sono 12 che, accoppiati, si sfidano in un meccanismo a scontro diretto.
- Se il 1977 si rivela un’edizione pressoché storica, la prima ospitata presso il Teatro Ariston, quella del 1980 non è da meno. Viene eliminata l’orchestra e tutti i cantanti si esibiscono su basi musicali preregistrate. Ma la vera svolta giunge nel 1984. I Big vengono votati attraverso il Totip ed è istituita la sezione autonoma delle Nuove proposte. In più, si canta solo in playback. Tra gli ospiti, presenti i Queen. Ebbene, per protesta, Freddie Mercury si esibisce, tenendo il microfono lontano dalla bocca.
- Il 1990 vede il ritorno dell’orchestra dal vivo, per tutti i cantanti in gara, così come della giuria popolare. E, se il decennio scorre senza particolari sussulti, nel 2004 viene introdotto il voto popolare, tramite messaggeria telefonica. Uomini, Donne, Under e Classic: è il 2005, quando si decide di suddividere i partecipanti in quattro categorie, con eliminazione e possibilità di vincere il primo posto assoluto. Formula che, tuttavia, non piace. Nel 2009, per ravvivare la competizione, si reintroducono i ripescaggi: tramite televoto, il pubblico da casa può far riammettere due artisti, tra i sei eliminati nelle prime due serate. E, a proposito di grandi ritorni, non si può non citare quello della doppia canzone per i Campioni, con abolizione della giuria demoscopica e voto riservato a quella di qualità.
Da allora, c’è poco altro da raccontare. Resta il fatto che, secondo l’iconica formula, Sanremo è Sanremo e, semplicemente, non c’è bisogno di aggiungere altro.
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