Si fanno chiamare virologi. A noi sembrano prime donne…
Li abbiamo conosciuti. Del resto, ce li hanno presentati – ad un certo punto – in tutte le salse. Li abbiamo ascoltati, subiti, ringraziati, osteggiati, perfino, a seconda del personale punto di vista. Ne abbiamo fatto financo incetta e l’abuso ci ha condotti ad uno stato tale di assuefazione, da non poterne praticamente più.
Signori e Signore, ecco i Virologi. Eminenze della scienza, al nostro servizio. Al nostro servizio? Schiere di professoroni pronti, da due anni a questa parte, a ‘prendersi cura di noi‘, a pensare in vece nostra e, intanto, pure, schiavi di una vanità che richiedeva sempre più attenzione, che andava foraggiata da sempre maggiore notorietà, oggi ritenuti – a quanto sembra – irrinunciabili.
Il Mostro dagli occhi verdi si chiama ego, auto-referenzialità. Ha il sapore delle luci puntate addosso, di un lustro che compiace e con esso, porta fama, successo e via dicendo. Ben lo sanno quelli che ormai potremmo ritenere veri e propri presenzialisti della Tv., che non perdono occasione per dire la loro ma, ancor di più, per dibattere, accapigliandosi – o poco ci manca – pur di primeggiare sull’avversario.
Ecco, dunque, l’ultimo (ennesimo) alterco, tra Matteo Bassetti e Andrea Crisanti. Già nelle precedenti settimane i due si erano scontrati, in merito alla questione dell’emergenza Covid e sull’ipotesi di mettere in discussione il bollettino quotidiano dei positivi al virus.
Entrambi intenzionati, a suon di frecciate, a farsi valere di fronte all’antagonista. Così il primo, direttore della clinica di malattie infettive presso il Policlinico San Martino di Genova “Non discuto con chi non stimo“, aveva dichiarato. “Non lo stimo perché parla di cose di cui non sa“. L’infettivologo ligure aveva poi aggiunto: “Quando parla di come si curano le persone, mi spiace, sono argomenti un po’ lontani da un bravissimo microbiologo, parassitologo e virologo. Per alcuni argomenti è meglio ascoltare chi vede i malati per mestiere e non chi non ne vede proprio o li ha visti, solo durante il corso di laurea in medicina“.
Una stoccata non indifferente, seguita a ruota dall’immancabile replica: “Non mi abbasso a questo livello. Basta fare una cosa e cioè verificare quanti articoli in ambito malattie infettive ho io pubblicati sulla rivista scientifica Nature e quanti Bassetti“.
Visioni differenti, c’è poco da dire. Opinioni che non si toccano, espresse, peraltro, già precedentemente, riguardo alle linee da seguire per uscire dalla pandemia.
Dunque, se non più di un mese fa, sempre Crisanti, criticava il collega riguardo all’intenzione di rivedere il bollettino quotidiano dei contagi parlando di “dichiarazioni da analfabeti di epidemiologia“, l’infettivologo lo gelava, a sua volta, con un commento laconico: “Non sa la differenza tra un metatarso e un tampone“.
Negli ultimi tempi, va detto, proprio Bassetti ha invocato un cambio di passo, evidenziando la sovrastima sul conteggio dei decessi. Di recente, ulteriori valutazioni lo hanno condotto ad affermare che “all’aperto” la mascherina è inutile, “mentre lo è ancora sui trasporti pubblici o al chiuso. Toglierla il 31 marzo? Se arriviamo al 95% di persone protette… la potremo mettere in soffitta“. Una valutazione certo ristorativa per noi Italiani, o ciò che – saturi di restrizioni – ci vorremmo sentir dire?
Di fatto, interrogato su un prossimo ipotetico impegno politico, l’illustre professore avrebbe chiosato: “Mai dire mai. Oggi direi di no. Vediamo domani!“.
Vediamo, aggiungiamo noi. Intanto… The show must go on…
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