Povera Terra stretta nella morsa delle varianti

Povera Terra stretta nella morsa delle varianti

La notizia arriva – forse non di botto ma, in ogni caso, non consola – e, proprio nel momento in cui ci azzardiamo a compiere il primo atto di ‘vero coraggio’ nei confronti di un nemico invisibile che, per oltre un anno, ci ha voluti reclusi, ci riconduce drasticamente alla realtà. Feroce, come lo sa essere la verità e, in cuor nostro, sappiamo bene che l’unico modo per non farci i conti è eluderla, fingere di non sapere. Ascoltare… sì… ma di sottecchi, disattenti. Distratti da altro.

L’unità di microbiologia e virologia di ‘Villa Sofia – Cervello’, attraverso test di indagine di sequenziamento genico, ha identificato la variante brasiliana ‘P.1’ in un paziente Covid-19, che era già stato vaccinato. Ne dà notizia la stessa Azienda ospedaliera, di Palermo.

Avete presenti quei sogni in cui ci si affanna a correre, correre… e ci si ritrova sempre fermi? Ecco, la sensazione è assai simile.

Come da protocollo ministeriale – prosegue la nota – si è provveduto alla trasmissione al laboratorio regionale di riferimento. Un paziente di 83 anni, immunodepresso, vaccinato con Pfizer, dopo pochi giorni dalla seconda dose, è arrivato al pronto soccorso del Cervello, accusando “sintomatologia respiratoria e intestinale, clinicamente significative“. 

Vale a dire: se pensavate di aver risolto, vi sbagliavate di grosso perché, qui, la faccenda, si rende ogni giorno più complessa. E, in questa sfiancante partita a scacchi, la variante Brasiliana ha già dimostrato di sapersi rendere protagonista, rivelandosi maggiormente contagiosa – tra 1,7 e 2,4 volte più trasmissibile – e, per di più, in grado di eludere l’immunità (dal 10% al 46% dei casi).

Così, almeno, hanno inteso sottolineare, di recente, fior di ricercatori Brasiliani e Inglesi e pure quelli dell’Università di Copenaghen. In Brasile, per dirne una, si è nel pieno di una seconda ondata, che ha già portato al collasso il sistema sanitario.

A Manaus il quadro della situazione, nel mentre della prima ondata, era talmente tetro, che si era giunti alla convinzione di aver raggiunto l’immunità di gregge. Nulla da fare. Nonostante il 75% degli abitati siano stati infettati, il reiterare del virus ha messo nuovamente in ginocchio la città.

Dopo un iniziale momento di smarrimento – e di legittimo sconforto – ci si è, dunque, persuasi che “esiste una variante aggressiva del Coronavirus: P.1, questo il nome, principale causa dei nuovi problemi.

E, difatti, gli studi di approfondimento sul Covid hanno portato alla conclusione che, geneticamente, P.1 si distingue dai precedenti ceppi. Ha acquisito 17 mutazioni, tra cui un importante trio, nella proteina spike (K417T, E484K e N501Y).     

La nostra analisi – spiegano gli esperti – mostra che P.1 è emerso a Manaus. intorno a novembre 2020. È passato da non essere rilevabile nei nostri campioni genetici a rappresentare l’87% dei campioni positivi, in sole sette settimane. Da allora, si è diffuso in molti altri stati del Brasile e in molti altri Paesi, in tutto il mondo“.

I nostri risultati – si prosegue – sottolineano il fatto che… è necessaria una maggiore sorveglianza delle infezioni… per tenere completamente sotto controllo la pandemia“. 

E se da una parte si è ad un passo dal piangere, non si ride neppure altrove…

La voce forte la fa, in un’altra sezione del Globo, la variante Indiana. Stesso discorso: potrebbe essere più contagiosa e resistente ad alcuni vaccini e trattamenti. L’allarme, stavolta, è a carico dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) che, nel rapporto settimanale, ha reso noto come il nuovo ceppo includa mutazioni “associate a una maggiore trasmissione e una minore capacità di neutralizzare il virus.

In India, l’incidenza è pari al 40% dei casi totali. Fatto sta, l’Oms ha deciso di relegarla a variante di interesse” e non “di preoccupazione, il che, in parte, ci consente di respirare. L’allerta rimane, tuttavia, avendo ben chiaro che, sul podio della classifica permangono, almeno per adesso, la versione made in England, la Sud Africana e, appunto, la Brasiliana. Con il resto – e ci auguriamo tanto non sia così – ci raffronteremo solo tra un po’.

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