I tempi dei piccoli grandi eroi…
L’ultimo teatro di battaglia, nel senso più letterale del termine, è stato quello di Mariupol. Il Drama Theatre è stato bombardato dai Russi. L’edificio è stato distrutto, ma più fonti certificano che, nonostante l’assedio di Putin, il rifugio per civili si sia rivelato in grado di proteggere chi vi si è insediato. Circa 130 persone – riportano le fonti – sono state recuperate, vive. Salvate, sopravvissute ad una falciata disumana, come molti la definiscono. I bombardamenti, continui e la violazione, grave, del Diritto Internazionale Umanitario non fanno che confermarlo.
Ma c’è dell’altro. Momenti, come quello appena descritto, accreditano la reazione di quanti, invece, sono dotati del migliore dei pregi possibili: altruismo. E cuore.
Ne è pienamente cosciente Oleksandr Kamyshin, 37enne presidente della rete ferroviaria ucraina, costantemente preso ad intercettare ‘quel che può fare la differenza’, tra la vita e la morte. Finora, secondo la sua stima, il personale ferroviario ha aiutato a spostare due milioni e mezzo di rifugiati, lontano dal pericolo. Ma le Ferrovie non regalano solo una via di fuga. Consegnano tonnellate di aiuti alle aree del Paese sotto attacco, trasportano le truppe nelle città del fronte e continuano ad esportare tutto ciò che l’Ucraina può produrre, in condizioni di guerra.
Un’operazione avventurosa, azzardata, dall’alto costo, in quanto a vite umane. Dall’inizio dell’invasione, 33 dipendenti delle ferrovie sono rimasti colpiti sotto la gran cassa dell’artiglieria. Lo stesso Kamyshin rischia la pelle, ogni giorno, muovendosi tra una stazione e l’altra, circondato dalle guardie del corpo. “Dobbiamo essere più veloci di quelli che cercano di trovarci” racconta alla Bbc.
Un personaggio, quello in questione, certamente di polso e dall’elevata capacità decisionale. Gli è bastata una manciata di giorni, per passare dall’organizzazione della riforma del settore ferroviario, alla strategia delle operazioni di guerra. “Tutte le persone, in Ucraina, erano uomini d’affari, agricoltori, professionisti… prima che iniziasse l’invasione. Ora, sono tutti in guerra. Tutti noi abbiamo iniziato a fare la guerra“. Un balzo, il suo, nel pieno della trincea, al di là dei rischi. “Invece dei porti marittimi, andiamo a ovest. Abbiamo lanciato un programma, per trasferire la produzione“. Un progetto ambizioso, che potrebbe rivelarsi provvidenziale, per la sopravvivenza economica della Nazione.
Intanto, lo sguardo è rivolto all’Occidente, nella convinzione che si possa e si debba fare di più. Pensieri, ipotesi, disegni… Restano, per ‘il nostro’ e per tutti gli altri, i fatti: “Questa guerra sarà vinta dall’Ucraina, in ogni caso. Non c’è altra opzione, per noi!“.
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