Filicudi e quella figuraggia, che proprio no!
2002, e succede anche questo. A Filicudi, rinomata isola della Eolie – nel dettaglio – manca il bagno pubblico. Così, 11 turisti tedeschi, in visita, sono stati assistiti da privati cittadini, che hanno aperto le proprie case ai vacanzieri rimasti sotto la pioggia, in attesa dell’aliscafo.
Gesti di umana solidarietà ed è bello riferirli. Allo stesso tempo fa specie, ancora oggi e in un momento che dovrebbe accreditarsi come assunto di rinascita per il turismo, narrare la cronaca di una avvenimento, che poco ha a che fare con l’accoglienza. Prima ancora, con la civiltà.
Ancora una volta, l’Italia, promotrice di bellezze impareggiabili, si distingue e si lascia descrivere per ‘quel che non va’. E pazienza.
LA CRONACA
“È brutto raccontare di servizi igienici e gazebo in un giorno di festa, in cui è d’obbligo scambiarsi solo auguri e convenevoli. Ma se un’ isola patrimonio dell’umanità, come la nostra, è costretta ad accogliere i turisti nel modo in cui sono stati accolti i tedeschi, allora è necessario parlarne“, ribadisce, a tal proposito, Graziella Bonica, già presidente della circoscrizione.
“I coraggiosi undici escursionisti sono arrivati in barba, a maltempo e disagi vari. Ma il vero inconveniente lo hanno avuto nel momento in cui, alcuni di loro, hanno avuto la necessità di recarsi alla toilette, nell’attesa dell’aliscafo, per poi ripararsi dalla pioggia. Se non fosse stato per la disponibilità di privati cittadini, che hanno messo a disposizione i loro bagni casalinghi e le loro abitazioni, avremmo fatto una figura barbina“.
“A Filicudi, urge aprire al pubblico i bagni del museo del porto (al momento poco utilizzato) e realizzare immediatamente un riparo adeguato ai passeggeri, in prossimità dei punti di partenza e di arrivo sull’isola. Questa è una vecchia storia che va risolta!“.
Questo è quanto non vorremmo mai riportare. Ci disturba, per tutto quel che potremmo essere e, invece, ancora in questa occasione, ci accontentiamo di Non essere.