Tutte le marachelle di Carlo
Scandalo a Corte… e non è la prima volta. Anche i meno interessati a questo genere di faccende hanno oramai preso coscienza che l’epoca degli intrighi non è mai finita. Vuoi uno, vuoi l’altro, i membri della Famiglia Reale Britannica hanno sempre escogitato il modo per far parlare di sé e, in questa occasione, è ‘nuovamente’ il turno di Carlo.
Il principe è, di fatto, implicato in uno controversia finanziaria, legata alla sua fondazione. E, tra le tante chiacchiere, spunta addirittura fuori il nome dei Bin Laden, attestando un’ulteriore spallata ad un’immagine, quella dell’erede al trono d’Inghilterra, già, di per sé, offuscata. Desolatamente ingenuo, il futuro monarca, o totalmente sprovveduto?
Ci si interroga e, nel mentre, le fondamenta di Buckingham Palace prendono a tremare. I fatti, stando alle fonti – la ricostruzione è ad opera del Sunday Times – risalirebbero al 2013. Due fratellastri di colui che è considerato, a tutti gli effetti, la mente, dietro gli attentati dell’11 settembre 2001 – Bakr bin Laden e Shafiq bin Laden – avrebbero elargito un milione di sterline al Prince of Wales’s Charitable Fund.
LA CRONACA
Si dice che Carlo – in data 30 ottobre – abbia incontrato, presso Clarence House, uno dei finanziatori, nell’intenzione di discutere della cifra da elargire. Di più, avrebbe mediato, al fine di agevolare il pagamento. A nulla sarebbero valse le lagnanze dello staff di Palazzo, preoccupato della possibile reazione da parte dell’opinione pubblica. Il nostro, a tal proposito, si sarebbe dimostrato irremovibile, con buona pace di tutta la dinastia Windsor.
In realtà, ad analizzare la faccenda più a fondo, si sussurra, pure, che i primi contatti tra Carlo e i Bin Laden risalgano niente meno che al giugno del 2001, a tre mesi di distanza dall’evento che, in seguito, avrebbe modificato le sorti del mondo intero.
Dunque, ecco il primo incontro. Un invito a cena, ad Highgrove. Del resto, in quanto patrono del Centro di Studi Islamici di Oxford, il primogenito di Elisabetta II avrebbe voluto affrontare un dibattito privato, proprio sulla questione. Progetto, evidentemente, impedito dal momento storico.
Al di là – comunque – delle voci, la replica di Clarence House è stata netta: “La Prince of Wales’s Charitable Fundation ha assicurato che sono state condotte adeguate verifiche, con informazioni ricercate [attraverso] un’ampia gamma di fonti, incluso il Governo. La decisione di accettare la donazione è stata presa interamente dagli amministratori dell’Ente di beneficenza. Qualunque tentativo di suggerire il contrario è ingannevole e inesatto“.
Tradotto, si ammette la donazione, specificando – però – che è stata effettuata secondo criteri di legge e, in contemporanea, si nega il coinvolgimento del Reale. Di più. Si sostiene che persino il Ministero degli Esteri avrebbe approvato la transazione.
Va precisato che, dal canto loro, i Bin Laden avrebbero ripudiato Osama, già nel 1994 né, i numerosi fratelli, sono mai stati associati ad azioni terroristiche. Tuttavia, l’onta del disonore, inevitabilmente, rimane indelebile.
I PRECEDENTI
Un ultimo contrattempo – se così lo vogliamo chiamare – dopo quello, risalente allo scorso anno, che vide protagonista l’ex valletto del Signore del Galles, Michael Fawcett, allora implicato nel caso Cash for Honours. Avrebbe aiutato, il fidato braccio destro, il miliardario saudita Mahfouz Marei Mubarak bin Mahfouz, ad ottenere la cittadinanza britannica e il titolo di Commander of the Most Excellent Order of the British Empire, in cambio di 1,5 milioni di sterline, finite nelle casse della Dumfries House e del Castello di Mey. Residenze reali, queste ultime, gestite, per l’appunto, dalla Prince’s Foundation.
Altrettanto clamore avrebbe suscitato, venuto alla luce solo di recente, il resoconto della donazione, effettuata da parte dello sceicco del Qatar, Hamad bin Jassim bin Jaber al-Thani. Circa tre milioni di euro, versati tra il 2011 e il 2015. Un evento bizzarro, almeno nel sistema di consegna, giacché due milioni sarebbero stati sistemati in buste di plastica, con il logo dei grandi magazzini Fortnum & Mason; un altro milione sarebbe stato, invece, inserito in una valigia.
Ennesima bordata, come immaginabile, all’integrità di colui che, almeno su carta, è destinato a diventare Re. “Carlo è stato ammonito diverse volte dal principe Filippo, di non circondarsi di politici e uomini d’affari, controversi e inadeguati“, si ribadisce. Tant’è. Tira aria di burrasca e ancora molto c’è da scrivere come, d’altronde, la storia ci insegna.
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