La strana trappola dell’Hate Watching

La strana trappola dell’Hate Watching

Navigare a vista. Questo si impone, laddove siamo messi, di continuo, allo specchio con contenuti di ogni genere, in virtù – pure – di un algoritmo, che non solo è in grado di anticipare le nostre esigenze ma addirittura, spesso, ci suggerisce cosa desiderare.

Dunque, immersi nel Mare Magnum del web, con a disposizione migliaia di post al secondo, può succedere – e capita – di soffermarsi, su quanto – assurdamente – fa a pugni con quel che più gradiamo e ci piace.

Il fenomeno fin qui elencato prende la designazione di hate watching e, sorta di pettegolezzo ad alta definizione, ci si incolla addosso, anche al di là delle nostre intenzioni.  

UN BOMBARDAMENTO…

All’insegna di quanto sopra, siamo allineati a subire, dunque, prodotti televisivi che non gradiamo, a cui mai ci saremmo approcciati e che, per di più, spesso, ci infondono malessere, alimentando, in noi, il senso di frustrazione, la rabbia, lo stress. Un esempio su tutti, i reality show che, pur contando su un numero cospicuo di spettatori, sono oggetto, in contemporanea, di una ridda di commenti; alcuni, decisamente velenosi.

Limite – o salvaguardia – dell’umana natura, finiamola così. Ci si ostina, cioè, a guardare qualcosa che, in realtà, si detesta e, stando agli psicologi, ciò scaturisce dalla convinzione – in tal maniera – di appartenere ad una specie di giuria collettiva, nel potere di sentenziare, senza dover subire, a sua volta, giudizio.

Somma soddisfazione, che autorizza a parlare degli ‘altri’, privi di discrimine e protetti. Fuoco, insomma, che si auto-alimenta e che, nella variante Social, lievita.

… DA CUI E’ UN’IMPRESA FUGGIRE

I meccanismi alla base di tale comportamento si ritrovano, secondo gli esperti, nel desiderio di sentirsi superiori a colui o colei di cui stanno guardando gli eventuali video e nella volontà di convogliare sentimenti, quanto meno meschini, verso chi non fa parte del quotidiano entourage. Atteggiamenti contorti, che ci muovono dal sottofondo; sotterranea trama che trasla la mente… altrove.

Recita, giornalmente, la ricerca insipiente di materiale che, possa, a nostra discrezione, venir giudicato, catalogato come sbagliato, fastidioso, negativo, ad esclusivo e personale beneficio. Magra consolazione, in un mondo che, invece, si basa sulla realtà e dove l’esame, in primis, è rivolto – o dovrebbe esserlo – verso noi stessi.

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