Yeti: così si sgretola l’ultima delle leggende

Yeti: così si sgretola l’ultima delle leggende

L’abominevole uomo delle nevi: ce lo siamo raccontato in tutti i modi, alimentando, al suo riguardo, miti e leggende. Una figura imperscrutabile, adibita a rinfocolare il nostro immaginario… e invece, adesso viene fuori, espropriandoci persino dell’ultima nota di romanticismo, che lo Yeti altri non sarebbe, banalmente, che un Orso bruno tibetano.

Della serie, insomma, ‘tanto rumore per nulla‘, almeno stando alle scoperte, frutto del lavoro delle telecamere appostate dallo staff del National Trust for Nature Conservation (Ntnc, Organizzazione non governativa nepalese).

CHI LO AVREBBE MAI DETTO

Nulla a togliere, va da sé e, benché i risultati fotografici siano stati acquisiti nel 2013, lo studio è stato pubblicato soltanto di recente, con un titolo, piuttosto esplicito: “Prima trappola fotografica, conferma dell’orso bruno tibetano, Ursus arctos pruinosus“.

Dunque, come spiegano gli esperti, si tratta di un grande mammifero carnivoro che vive negli ambienti d’alta quota, strettamente associato al paesaggio pastorale. “Sono disponibili informazioni limitate su questa specie, probabilmente a causa della sua rarità, in Himalaya“, riporta l’Ntnc. Insomma, stiamo riferendoci ad un animale, ma non di certo la creatura mostruosa che, per tanti anni, ha ingabbiato le nostre fantasie.

Va, però, specificato che, se una rondine non fa primavera, allora, un solo avvistamento non basta, per affermare l’ufficialità delle prove scientifiche. “Le informazioni qui presentate si basano sui dati raccolti nella regione himalayana centrale del Nepal nel 2003-2014, durante le indagini sulla biodiversità e altre ricerche“.

Tuttavia, si ci si è impegnati, nella verifica, per lungo tempo e alacremente. Per un periodo protratto, sono state appostate fototrappole, presso alcune aree precise, oltre ad effettuare passeggiate casuali lungo i sentieri del bestiame; indagare in vario modo e registrare le testimonianze degli abitanti del posto. Ebbene, la presenza di segni (scavi, impronte…) e l’osservazione diretta nelle vette dell’Annapurna-Manaslurivelano che gli orsi sono strettamente associati alle marmotte himalayane e ad altri piccoli roditori. Il folclore locale, le leggende e le credenze culturali hanno svolto un ruolo importante nella conservazione dell’orso bruno nell’Himalaya centrale“.

QUELLA PRIMA VOLTA…

Secondo quanto dichiarato dagli esperti, il primo avvistamento – in questo senso – risale al settembre 2007, nella zona di Damodar Kunda, nel Mustang. Di fatto, anche se si pensa che gli orsi bruni vaghino nelle zone d’alta quota del Nepal, non sono mai stati studiati nel dettaglio. Esistono almeno 10 sottospecie, tra cui la razza tibetana, himalayana (U. a. Isabellinus ), europea ( U. a. arctos ) e siberiana orientale ( U. a. collaris).

L’elenco stilato dai ricercatori stima che la popolazione sia composta soltanto da 20 unità, motivo per il quale è considerata in pericolo di estinzione. Causa ne sono il bracconaggio, ma anche per la perdita di habitat naturale, l’espansione degli insediamenti umani, l’eccessivo pascolo ed il diminuire delle prede da cacciare.

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