Lettera a Vialli…
Preferirei che non fosse così. Sindrome, forse, da figlia unica. Insomma, vorrei non dover sentire, leggere notizie che ti riguardano e che parlano, insieme, di condizioni che si aggravano. Non ora… anzi, possibilmente, mai.
Il problema è che fai parte di quella schiera di persone a cui, pur senza conoscerle, ci si affeziona. Probabilmente, gli si legge nello sguardo quel che sono e quanto si può solo intravedere ha la capacità, evidentemente, di segnare l’immaginazione… e il cuore.
Lo stesso cuore che hai tu, ne sono certa, perché gli occhi non mentono. Mai.
Dunque, mi sveglio e vengo a sapere che il tuo stato di salute è peggiorato. Che sei ricoverato, a Londra, nella medesima clinica in cui vieni curato da tempo. In fondo, c’è poco da stupirsi, la diagnosi del tumore al pancreas risale al 2017; ma mi rattristo ugualmente.
Fa male, ecco. Tutto qui. Chiarisco, non ho, neppure lontanamente, tifato né per la Samp né, tanto meno, per la Juve. Ho percorso, semmai, altri lidi… ma che importa. Se penso a te non mi viene in mente un ex calciatore, ma una sorta di angelo. Esagerata? Forse…
Insomma, voglio dire che Io, il tifo, l’ho sempre fatto… per te.
Un salva gente – letteralmente – collante, in una squadra di ragazzi che si è saputa guadagnare, al di là di una coppa (ed è lì che ti ho conosciuto meglio) la gratitudine, il rispetto, l’affetto della gente. Ecco, io penso che gran parte di quel merito sia tuo. Non a caso, Mancini, il tuo amico Mancini, ti ha voluto accanto. Deve aver riconosciuto la tua energia… deve aver visto la tua bellezza… deve aver, pure, desiderato rapire, anche solo per un po’, il tuo incanto. Del resto, chi non lo farebbe? Chi non proverebbe a rubare la Luna, avendola vicino?
58 anni non sono pochi, ma non sono neppure sufficienti per andarsene. Solo qualche giorno fa, hai comunicato di dover sospendere l’attività di capo delegazione della Nazionale. Allora il mio senso d’apprensione è cresciuto e con me, la preoccupazione di molti, suppongo. Sarà per la dipartita, troppo recente e dolorosa, di Mihajlovic; sarà il periodo, particolare, dell’anno o il fatto che, in questo tratto della mia vita, le radici mi sfuggono…
Volevo approfittarne, allora, per rivelarti, benché non ci si conosca, che per me rappresenti un esempio. Che, ad un certo punto, hai svegliato il mio livello di attenzione. Hai avuto il talento di destare la mia curiosità e, da quel momento, ho preso a seguirti. Oh, non come una fan, che non è roba per me. Piuttosto, come una simpatia fortuita. Sai, una di quelle conoscenze che si ritrovano di tanto in tanto, ma che fa sempre piacere incontrare perché non ce lo impone nessuno e, ogni volta ci si ritrova, pur non potendo approfondire, ci rimane addosso una sensazione di buono.
Quel buono sei Tu.
Ti scrive Cabrini: “Caro Gianluca, quando ho letto sul giornale che hai rinunciato al tuo ruolo di capo delegazione della Nazionale mi si è stretto il cuore. Conoscendo il tuo straordinario attaccamento alla Maglia Azzurra, ho capito che un simile passo da parte tua può avere un solo significato: la partita che stai giocando ti sta impegnando molto! L’avversario, quello che tu chiami il compagno di viaggio indesiderato, sta giocando sporco, come un difensore che affonda il tackle, non per conquistare la palla, ma per far male all’avversario. E allora io, da tuo compagno-amico, ti scrivo per farti coraggio“.
Mi termino, Io: “Caro Gianluca, non possiedo i mezzi né tanto meno gli strumenti per poterti donare sostegno. Di coraggio invece, quello sì, ne ho sempre avuto in abbondanza. Allora, un pezzettino del mio è tuo, te lo regalo (benché sia consapevole che ne possegga già). Te lo porgo, per ricambiare il bene, involontario ma efficace. Perché sei specchio di verità… basta sintonizzarsi e rara perla. Perché, magari, potrebbe esserti utile o forse solo perché mi sento una grande egoista, bisognosa della tua presenza qui che, financo da spettatore, riesci ad essere protagonista…
La partita è combattutissima ma resta comunque avvincente. Buona fortuna, Campione. L’applauso è per te!“.
Una che di calcio ne sa poco o niente ma che, semplicemente, ti stima
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