Non basta un Blanco per fare Sanremo…
Ok. Sale sul palco e sbrocca. Si esibisce e, citiamo testuale, “per via di un problema tecnico“, si innervosisce, al punto tale da decidere – anzi, non decidere, perché il gesto è totalmente di pancia – di distruggere la scenografia, tutt’attorno, polverizzando il tappeto di fiori preparato apposta per l’occasione e scatenando, al contempo, l’ironia, se non l’indignazione, da ogni parte.
Così, Blanco, alla storia Riccardo Fabbriconi. E stamattina, ma ancor prima, ieri sera stessa, appaiono, sul web, i commenti di chi, con l’occhio lungo, lo sbeffeggia: Vd., ad esempio, Leonardo Pieraccioni: “Blanco, vieni. C’ho da potare una siepe!“, lo invita il cineasta. Fiorello, dal canto suo, gli fa eco: “Anche mia madre, quando non sente, spacca tutto“. Poi, c’è chi la prende più seriamente, come il pubblico in sala, palesemente disturbato dall’accaduto e poco incline alla richiesta di far esibire nuovamente l’artista, a fine serata o, in alternativa, il commento di chi, ex volto della Manifestazione, si protende a lanciare anatemi e grida “vergogna“. Uno su tutti? Valerio Scanu: “Il successo gli ha dato alla testa…“, posta il cantante su Twitter, in merito alla questione. Del resto: “Se gli in-ear non funzionano, li togli e continui a cantare“, no?
Ancora, c’è Amadeus, palesemente imbarazzato e Gianni Morandi, che con la saggezza di chi, oramai, ne ha viste tante, si dà immediatamente da fare, per ripulire la scena, a suon di ramazza. Lui sì, pratico come nessuno, nel tentativo, quanto meno, di liberare il pavimento dell’Ariston dal disastro di fiori operato dal biondino.
Insomma, mentre ancora si attendono i risultati – in termini di ascolti – della serata d’esordio della 73esima edizione del Festival di Sanremo, non si fa che parlare d’altro. Di Blanco, appunto, e della sua mal riuscita performance. E, da un certo punto di vista, bisognerebbe persino ringraziarlo.
In dovere di valutazioni, risulta, infatti, il resto, garbato, certo, ma privo della scintilla che ne aveva caratterizzato le precedenti rappresentazioni. Sarà stato l’effetto Covid – allora – che ci aveva trascinati tutti stretti stretti sul divano, in un senso comune di appartenenza, patriottismo, rivalsa. Uniti, a suon di canzoni. Non eravamo noi, d’altronde, quelli che, nei primi giorni di diffusione del Virus, cantavamo sui balconi, a squarciagola ed armati di Tricolore?
Sarà stato che non c’era accenno di controprogrammazione, sarà stato – banale? – Fiorello che sì, ieri era presente, ma non quanto e come avremmo voluto.
Si percepiva – di contro – l’assenza…. del Maestro Beppe Vessicchio, in altre faccende affaccendato? Forse, anche, pure.
In apertura, Mattarella, a conferire una certa paludata solennità alla circostanza. Poi Benigni… La Ferragni, che ce l’ha messa tutta. Gli outfit ‘manifesto’, la lettera a se stessa… Ha persino operato il miracolo, trasformando il buon Ama in Social addicted. Eppure, a sintonizzarsi con attenzione… qualcosa non scattava.
Di fatto, grande assente era la magia. Quel quid, capace di tenere sintonizzato lo spettatore, senza che percepisca il desiderio di cambiare canale. Tutto troppo organizzato, magari? Troppo perfetto? Allora, è intervenuto Lui, il giovane di bianco vestito, ad affabulare e riportare un pizzico di colore in un Teatro, un po’ sonnecchiante. A far parlare… sparlare, sdegnare. Insomma, a risvegliare dal torpore e rispolverare quel tanto di sarcasmo – indispensabile, in taluni casi – ingrediente irrinunciabile, per uno spettacolo che “ha da durare…”
Ci attendono altre 4 sere, sintonizzati su Rai Uno e, in fondo, non chiediamo che di godercele. Non pretendiamo la perfezione. No, non la desideriamo affatto, anzi. Ci accontentiamo di un Blanco qualunque che, ad un certo punto, venga, stupendoci, a sollevarci lo spirito. Ci sorprenda e ci faccia venir voglia di sapere come va a finire – che, ne siamo coscienti, è solo tv, non stiamo sollevando le sorti del Mondo – e per tale ce la vorremmo godere; senza addormentarci, vagamente annoiati, prima ancora della fine.
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