Brutta è… chi la brutta fa

Brutta è… chi la brutta fa

Brutta… come Levante. L’avevamo lasciata così, con il suo manto di capelli corvino, la pelle diafana, fascinosa e misteriosa come la notte. Ce la ritroviamo, invece, a dispetto dei colori naturali, bionda – i capelli rimangono lunghi – sopracciglia decolorate, magrissima, come, del resto, ci ha abituati.

E si scatenano – tipico, in casi del genere e per questioni ‘tanto alte’ – i commenti. Il che si traduce, in sintesi, in un coro unanime che, a gran voce, grida all’interprete siciliana: “Sei Brutta!

L’ho fatto per me. Per sentirmi libera di far coincidere l’immagine alla mia attuale idea di me”, ha replicato la cantante.

Volevo un cambiamento, una rinascita; volevo aderire a quello che sentivo dentro“, ha poi aggiunto. “Mi spaventa il fatto che la gente, senza filtri, dica ‘sei brutta, che hai fatto? Ritorna mora, tu non sei così’. In che senso non sono così? Che ne sai tu di me? Neanche io so chi sono e, a volte, cambio idea repentinamente (…) Il mondo digitale mi offre grandi spunti di riflessione sul fatto che stiamo un po’ perdendo la bussola sul come comportarci con gli altri“.

Non si fa attendere, dunque, la risposta della neo mamma di Alma Futura – nome che la dice, già di per sé, lunga e che rappresenta tutto un programma. Del resto, si presenta sul palco di Sanremo con un brano: Vivo, che prende le mosse dalla depressione post partum.

C’è, all’interno, la celebrazione di una ritrovata serenità e il disincanto verso chi non sa o non vuole accettare la diversità, libera interpretazione di se stessi. Pensare che, neppure a farlo apposta, medesima location, bionda diversa, Chiara Ferragni aveva sottolineato, solo martedì scorso, nella sua lettera a se stessa: “Il corpo di noi donne non deve mai generare odio o vergogna“. Appunto.

Vivo è accogliere la vita nella sua forma più intima, viscerale, potente. È il desiderio di riprendersi la propria identità”.

Subito dopo la nascita di Alma avevo bisogno di rimettermi a scrivere, a suonare. Avevo bisogno di sentirmi utile, per me stessa. In quel momento, mi sentivo bloccata in un ruolo speciale, quello di madre, ma non mi bastava. Le emozioni oscillavano: ero felice, ma anche triste. La musica è sempre stata, per me, salvifica. Sono sempre stata sincera nei confronti di questo atto creativo e avevo, semplicemente, bisogno di scrivere queste parole. Voglio raccontare quello che ho vissuto e, magari, qualcuno riuscirà a capirmi e a capirsi“.

Semplice, per certi aspetti persino banale. Vallo a spiegare agli haters.

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