Storia di un Egitto che non si interrompe…
Egitto, che non finisce mai di sorprenderci, attraverso i suoi innumerevoli misteri. La storia, insomma, si rivela via via, riportandoci indietro in un viaggio che sembra non terminare mai. Così, è ancora in questa occasione la volta di Saqqara. Presso la necropoli, posizionata 30 km a sud del Cairo, sono infatti stati ritrovati i due più grandi laboratori per l’imbalsamazione, mai venuti alla luce. Ad avvalorare ulteriormente la scoperta, anche due sarcofagi, uno appartenente all’Antico Regno (circa 2400 a.C) e uno al Nuovo Regno (circa 1400 a.C.).
Del resto, la location è considerata tra le più grandi e importanti, bacino inesauribile di rinvenimenti ed è sempre qui che si trova il più antico edificio in pietra della storia, la piramide a gradoni di Djoser.
I LABORATORI
Tornando a noi, entrambi i laboratori pare risalgano alla 30esima dinastia; la Tolemaica, per intenderci. Il primo, quello dedicato, cioè, agli umani, dalla forma rettangolare, è suddiviso, all’interno, in più stanze dotate di letti di pietra, sui quali veniva poggiato il defunto. L’altro, quello a servizio degli animali sacri, a sua volta con cinque letti in pietra, è interamente eseguito in fango, con pavimenti in pietra.
LE TOMBE
Per quanto, poi, riguarda le tombe, una apparterrebbe ad un alto funzionario della V dinastia (2400 a.C.) ; tale Ne Hesut Ba, capo degli scribi e sacerdote di Horus e Maat. La seconda custodirebbe le spoglie di un sacerdote Qadish chiamato Men Kheber, vissuto nel periodo della XVIII dinastia (1400 a.C.).
Altrettanto affascinante, insieme al contenuto, anche la fattura dei sepolcri. Dunque, quella risalente all’ Antico Regno, di tipologia mastaba, si distingue per la facciata pitturata su pietra, con scritti sopra i nomi del proprietario e di sua moglie, una architrave con i differenti onori della coppia e pitture con scene di vita domestica, coltivazione e caccia.
La ‘più giovane’ è scavata – dal canto suo – nella pietra e anch’essa è dotata di una porta e una architrave, decorate con i nomi del defunto e della rispettiva consorte. Differentemente dalla precedente, tuttavia, al suo interno è stata ritrovata, in una zona nascosta, una statua di alabastro di un metro di lunghezza, abbellita con un geroglifico blu e raffigurante il proprietario del mausoleo in abito lungo, parrucca e un fiore di loto tra le mani.
C’E’ DELL’ALTRO
Ancora, l’oggettistica rinvenuta è numerosa e di gran pregio. Altri simulacri, tra cui una collezione di statue in legno, datate V dinastia e appartenute ad un certo Nesu Henu e una bara antropoide pitturata del III periodo intermedio. Insieme, una serie di statuette funebri, denominate ushabti.
Un risultato straordinario per lo scavo, iniziato lo scorso agosto, tanto da divulgare la notizia in pompa magna. E’ stata infatti resa nota durante una conferenza svoltasi in loco, con la presenza del Segretario generale del Supremo consiglio delle antichità egiziane, Mostafa Waziri. Previsto, anche l’intervento del ministro del Turismo e delle Antichità, Ahmed Issa, tesi ambedue a sottolineare come “l’Egitto, e in particolare il sito archeologico di Saqqara, non abbia ancora svelato i suoi segreti e che ce ne siano molti altri in arrivo“.
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