Ma che fine ha fatto Ken?

Ma che fine ha fatto Ken?

Barbie mania. E, in effetti, siamo immersi, negli ultimi tempi, in un florilegio di rosa shocking. Tonalità che, meglio di ogni altra, rappresenta la famosa bambola. Non solo, è in procinto di invadere le sale, a partire dal 20 luglio, la pellicola – per la regia di Greta Gerwig – destinata ad assurgere, prima ancora della programmazione, a fenomeno culturale. Un mix ben riuscito di cambi d’abito – inevitabili – colonna sonora, firmata Dua Lipa e protagonisti: Margot Robbie e Ryan Gosling, votati ad un’ironia, infantile e fatua.

Nessun processo di umanizzazione, dunque, per i due; bensì, il trionfo dell’estetica, che riesce ad inabissare anche l’ultima parvenza di profondo, dovunque si sia nascosta. Sorta di Paris Hilton in formato plastificato, la bella e frivola bionda è capace di riattivare indietro la memoria, fino alla fatidica stagione in cui, nel 2015, Moschino decise di donarle nuovo slancio, attraverso le sue creazioni.

Dopo di lui, a seguire, tanti. Persino il compianto Karl Lagerfield, che ha voluto donarle, attraverso i suoi capi, un accento parisienne chic. Spiccavano, allora come oggi, in passerella, fisici snelli e filiformi, colori pastello, lunghezze mini.

Tuttavia, i riferimenti al guardaroba della sempreverde coppia proseguono anche attraverso le scarpe tondeggianti di Loewe o le borsette miniaturizzate, tanto care all’estate in corso. Nostalgia, forse, per l’universo sognante di cui si fregiava la prima donna di plastica, dalle natiche scolpite. Eppure, la visione Barbie-centrica, secondo taluni, comincia a slittare. Macchine accessoriate, casa con piscina, abiti, necessariamente declinati in pink, non bastano a distrarre dall’altra figura, solo in apparenza marginale che, da sempre, rimane legata alla nostra.

Ebbene, l’immarcescibile compagno Ken, per la prima volta, alza la testa nel ruolo di comprimario, emancipandosi per l’occasione. Così, nel 2023, per Casablanca, appare in canotta attillata – e scollata – pantalone a vita altissima e cappello animalier. Poi ritorna, più nudo e androgino, per Ludovic de Saint Sernin, come pure nelle pubblicità del marchio spagnolo Alled Martinez, promiscuo e sfacciatamente omosessuale.

Il torso scolpito, il petto nudo, le gambe tornite, il sedere sodo e le braccia muscolose costituiscono, insomma, il leitmotiv su cui edificano gli stilisti. Stereotipo di bellezza o semplice rappresentazione, questo è tutto da vedersi. Chissà, forse a causa di chi, maschietto, a differenza delle coetanee femminucce, lo sfizio di giocare con il tonico platinato non se l’è potuto togliere e, adesso, è invaso dalla necessità di trovare risarcimento.

Recuperare un’infanzia libera e giocosa, niente affatto stereotipata, superficiale, pure, in cui fossero esclusi i limiti, nella quale potessero coincidere forza e fragilità, muscoli e sensibilità e la possibilità, insieme, di destreggiarsi tra i vari outfit. Ecco, ora la meta sembra raggiungibile. Sdoganato il rosa anche per lui, il resto ha fatto seguito, con naturalezza.

I bambini che giocavano con i soldatini e vestivano solo di blu, oggi si lasciano convincere – e sedurre – dalle proposte di Dolce&Gabbana. E tutto, d’improvviso, appare più facile, leggero, immediato e volutamente vacuo, proprio come nella favola che tutti, o quasi, avremmo desiderato vivere.

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