Sposalizi e tradizioni: ce le racconta il sud

Sposalizi e tradizioni: ce le racconta il sud

Sicilia: non solo bella ma anche intensa. Suggestiva, attraverso i suoi paesaggi, colmi di grazia e di storia. Punto di approdo per civiltà lontane e diverse. Così, Greci e Romani, Arabi e Normanni l’hanno conquistata e amata, lasciando segni indelebili del loro passaggio nell’architettura, nelle usanze e nella cultura. Idee e tradizioni che, con il tempo, hanno finito per confondersi… e fondersi con quelle delle popolazioni autoctone. Costumi, che rimangono oggi e la rendono unica e affascinante, persino quando si tratta di matrimoni

  • Cosa c’è di più romantico di un tramonto, in cui lo sguardo si perde nello sciabordio delle onde; il profumo del mare si combina con quello degli agrumi e delle zagare e accompagna un momento, destinato a rimanere per sempre? Così, è possibile celebrare le proprie nozze – un classico da queste parti – sulla spiaggia, o direttamente in barca. La location? Non c’è che l’imbarazzo della scelta: da Taormina a Giardini Naxos, senza dimenticare i siti di Isola Bella e Mazzarò, capaci di incantare i turisti di tutto il mondo. E poi le Isole Egadi e le Eolie, la sabbia candida di Capo Bianco, incantevole insenatura tra Sciacca e Agrigento e tanto, tanto altro ancora….
  • L‘abito da sposa conserva e trascina con sé suggestioni e simboli, in grado di travalicare i secoli e non risparmia neppure le sorprese. Non sempre, infatti, si ricorre al consueto e virginale bianco. Se le nubende di Terrasini sfoggiano un sognante azzurro, a Siracusa il celeste si arricchisce degli accenti intensi del giallo – in ricordo dell’oro dei crocifissi – e del rosso, tipico del corallo. Più elaborata, la veste indossata dalle giovani di Milazzo: larghe maniche color del cielo e un’ampia gonna, con un’abbondanza straripante di nastri, collane, anelli e perle
  • Come in ogni narrazione che si rispetti, la famiglia reclama il suo ruolo nella celebrazione. L’usanza di esporre in bella vista i regali di nozze, insieme ai biglietti che ne rivelavano gli autori, era caratteristica di un’epoca in cui era fondamentale mostrare agiatezza economica. Un retaggio che, fino agli anni ’90, resisteva persino nel costume di iri à vidiri ù lettu a li ziti (andare a vedere il letto dei futuri sposi). Questi ultimi aprivano le porte di casa a parenti, amici o semplici curiosi e la dimora restava illuminata tutto il giorno. Il letto nuziale, preparato dalla mamma di Lei con le lenzuola del corredo, faceva poi bella mostra di sé insieme alle fedi, appoggiate su un piccolo cuscino, finemente ricamato. Resta oggi l’abitudine di consegnare i personali doni, qualche giorno prima dell’evento. Ad attendere gli ospiti, leccornie di ogni tipo
  • Del resto, la comunità tutta riveste, rispetto all’accadimento, un ruolo di primo piano. L’abbondanza delle portate e lo sfarzo del ricevimento mostrano il desiderio di far bella figura. Era costume, ad esempio, che parenti e amici accompagnassero gli sposi fino alla nuova dimora, mentre la mamma della sposa rimaneva con loro, per prestare eventuale ausilio alla novella moglie. E che dire del compare d’anello? Ancora oggi, colui che dona le fedi agli sposi stringe con loro un legame, profondo e duraturo. Costumanza influenza anche la scelta del giorno prestabilito. Secondo gli antichi romani Maggio e Agosto erano gli ultimi mesi dell’anno, dedicati alla commemorazione dei defunti: meglio allora optare per altri periodi, in ossequio alla grande storia raccontata da questa terra

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