Tram Depot: ma qui si viaggia solo con il palato

Tram Depot: ma qui si viaggia solo con il palato

Caffè, come pausa, oppure come esperienza, fuori dal comune. E’ così che l’hanno pensata, in quel di Testaccio e Talenti e pare funzioni. L’ambientazione è bohémien, le proposte eco-chic, le atmosfere nostalgiche. Del resto, ci troviamo su un tram di inizio ‘900 – Tram Depot – adibito a chioschetto.

Così, alla prima location, situata in via Marmorata, ha fatto seguito, dato il successo del concept gastronomico, quella di via Corrado Alvaro. Punto di riferimento per l’elite romana; piacevole approdo per i turisti.

Un’idea, in verità, nata nel 2013, anche se il tram, antico, ha una storia a parte.

Il chiosco, dal canto suo, risale al 1903, tipico ritrovo in cui assaggiare le grattachecche, le limonate ghiacciate e via dicendo. Poi, ultimamente, la svolta. Punto forte, ora, è il caffè specialty, prodotto d’eccellenza, acquistato da torrefazioni artigianali. Ma il locale – se così vogliamo definirlo – mette a disposizione della propria clientela anche liquori, amari, distillati o, a preferenza, torte bio, centrifughe e numerose altre scelte vegan, per non parlare degli aperitivi, da accompagnare a cocktail di ogni genere.

E il bello è che il progetto è pensato per ogni ora del giorno. Così, la mattina è perfetto fare colazione con cappuccini schiumosi, cornetti e biscotti bio. Per pranzo, la collaborazione con Bottega Pasolini promette e mantiene alte le aspettative, facendo leva su proposte street food.

Vini naturali, biologici, birre e la nuovissima drink list la fanno, invece, da padrone al momento dell’aperitivo e così si va avanti, sorseggiando dell’ottimo caffè, fino a dopo cena.

Per quanto riguarda, invece, i tram, i primi, elettrici, fecero la loro apparizione, nella Capitale, nel 1890, quando SRTO (Società Romana Tram Omnibus), alla presenza di Re Umberto, decise, sulla via Flaminia, di sperimentare le sue prime corse. Una rivoluzione, presa a prestito dagli Stati Uniti che, tuttavia, non ottenne il seguito sperato. L’impianto fu, pertanto, smantellato. Bisognerà attendere il 1930 perché la Municipalizzata, grazie alla riforma Tramviaria, elaborasse una razionalizzazione del sistema di infrastrutture della mobilità, riducendo la sovrapposizione di linee e sopprimendo alcune soste, lungo il centro storico.

Con al Seconda Guerra Mondiale, parte del sistema rimase distrutto, sotto i bombardamenti. I lavori di ammodernamento riprenderanno solo nel ’75, per consolidarsi definitivamente nell’83. Anno, questo, in cui fu ricostruito il binario su via Faminia, ulteriormente incorporato nel 1990, in occasione del Campionato mondiale di calcio.

Se oggi si volta un occhio al passato, viene naturale pensare con nostalgia ai tram e alla loro eredità storica. I mezzi conservano il fascino di un tempo, ma mancano di manutenzione e sopperiscono solo limitatamente alle esigenze dei cittadini. Da qui, forse, l’intuizione. La sagacia di farne qualcosa di diverso, prendendo il meglio della loro storicità ma emancipandoli al nuovo ruolo di sosta gradita, ricercata, inaspettata, per residenti e pendolari.

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