Altro che Granchio Blu… a noi piace la Scafarca

Altro che Granchio Blu… a noi piace la Scafarca

…meglio conosciuta come Conchiglia dell’Arca, o Anadara o Scrigno di Venere, altri non è, se non un mollusco bivalve, il cui consumo, in cucina, al pari del rinomato e attualissimo Granchio Blu, sta prendendo, via via, sempre più piede.

Originaria delle coste Indopacifiche, è giunta nel mar Adriatico negli anni ’60, dove ha trovato un habitat decisamente favorevole alla riproduzione.

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Vive, l’animale, in una fascia compresa tra i 5 e 10 metri di profondità, ma si può rinvenire anche in pochi centimetri di acqua ed è particolarmente abbondante – manco a dirlo – lungo la costa sud del Veneto, lungo tutta la costa Emiliano-Romagnola e quella delle Marche, tra le 2 e 6 miglia dalla battigia.

Si distingue per il guscio – bianco uniforme o color crema, oppure dalle striature marroni – spesso e le dimensioni, che variano da pochi millimetri a diversi centimetri. In alcune specie, come con Barbatia, il periostraco è soffice, all’estremità del guscio, tanto da ricordare una barba. Da qui, il nome.

La famiglia, di circa 200 specie, presenta una distribuzione mondiale.

In Italia, l’Associazione Vongolai di Fano organizza, ogni anno, nella prima settimana di agosto, una manifestazione, la Festa del mare di Fano, rivolta ai numerosi turisti e fanesi, in ricordo dei caduti nel mare e del duro lavoro dei pescatori.

Un’idea per preparala? Gustatela in una ricetta quanto più semplice possibile, per preservarne al meglio il sapore…

Spaghetti al sugo di Scafarca


Far aprire un kg di Scafarca in un pentolone, con due dita d’acqua sul fondo e portare a bollitura, per circa 10 minuti. Quando il tutto si sarà intiepidito, estrapolare la polpa dai gusci, lavandola possibilmente in un passino con acqua di mare salubre o acqua potabile, preventivamente salata. e’ questo il modo, per evitare eventuali rimasugli di sabbia o fango del fondale negli organi del mollusco, sgradevoli al consumo.

Tritare – quindi – aglio e cipolla. Aggiungere 5 chiodi di garofano, olio extra vergine di oliva e far rosolare, a fuoco alto, in una padella bassa con manico. Versare, appena inizia la rosolatura, la polpa, preventivamente tagliuzzata e ripassata in acqua salata.

Dopo un minuto circa, aggiungere un bicchiere di vino bianco, due cucchiai di concentrato di pomodoro (se gradita, anche la polpa di pomodoro), due bicchieri d’acqua, far ritirare il tutto. Cuocere la pasta a parte, scolarla e farla saltare per un minuto nella padella, con il sugo già pronto.

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