Squali cocainomani: ma questo non è un film

Squali cocainomani: ma questo non è un film

Allarme squali, in Florida. Non che sia una novità la presenza, nelle acque, dei famigerati animali. Sorprende, piuttosto, la conseguenzialità e la frequenza degli attacchi, sempre più pressante. Surfisti, insomma, in pericolo e, a lasciare, basiti, è anche la teoria che, via via, ha preso piede. La colpa, secondo molti, sarebbe da attribuire alla cocaina. Fatto verificato, tra l’altro, giacché i Condroitti Elasmobranchi – classe a cui comunemente appartengono – sarebbero risultati positivi ai test anti droga. Come la assumono? Semplice, basti riflettere sul quantitativo di stupefacente abbandonano in mare dai narcotrafficanti, in fuga dalla polizia.

Si presume che i contrabbandieri lascino cadere a largo delle coste pacchetti di droga, da ritirare, poi, in tempi diversi o, semplicemente, per sfuggire alle forze dell’ordine. Nella disponibilità, tuttavia, vengono morsi dai denti affilati dei pesci e, per conseguenza, aperti. Diversi sono, del resto, gli episodi di avvistamenti di esemplari che si comportavano in uno ‘strano modo’. E molto si è sperimentato, nell’osservazione delle loro reazioni e dei comportamenti.

Sono stati, ad esempio, lasciati cadere nella zona pacchi, assai simili a balle di cocaina – in verità, si trattava di polvere di pesce. In ogni modo, gli squali ne erano inevitabilmente attirati.

Ancora, stando alle valutazioni degli esperti, non è possibile sapere come reagiscano gli animali alla cocaina, “potrebbe renderli più docili. Potrebbe rallentare il loro movimento“. Tuttavia, rimane certo che “adorano questa roba“. Così, la Guardia Costiera ha parecchio da fare, dal momento che, solo nel mese di giugno, sono state reperite più di 6 tonnellate di cocaina, avvolte in pacchetti galleggianti, nei Caraibi e nell’Atlantico, ad una certa distanza dalla riva.

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