Usi e costumi di Natale, nel mondo (1)

Usi e costumi di Natale, nel mondo (1)

Vi siete mai chiesti da dove provengano le tradizioni relative al Natale? Lo scambio dei doni, ad esempio. L’allestimento del Presepe o degli addobbi, le luci e le palline sull’albero?

D’altronde, al di là delle usanze classiche o più vicino a noi, ce ne sono altre, del tutto – o quasi – sconosciute, altrettanto accattivanti e singolari. Abitudini, che ci raccontano la storia del paese da cui provengono, che ci incuriosiscono e che, magari, saremmo lieti di adottare.

Sapevate, ad esempio, che esiste un posto in cui i bambini ricevono doni per ben 13 giorni di seguito? Eravate a conoscenza del fatto che, in Norvegia, le scope sono bandite, in casa, il giorno di Natale?

Sentite qui…

  • Partiamo da un ‘sempreverde’, in tutti i sensi. Nell’antichità veniva onorato dai druidi, gli antichi sacerdoti dei popoli dell’Europa centrale (i Celti), molto prima delle celebrazioni attuali. Furono proprio loro a notare come la pianta rimanesse sempre viva, anche durante i mesi freddi. Iniziarono a tributargli onore e mantennero la tradizione, anche una volta introdotta la festa del Natale. In quanto agli addobbi, si racconta, tra le molte leggende provenienti dal centro ed est Europa, che San Bonifacio, un tempo missionario inglese, recatosi in Germania, vide alcune persone riunite attorno ad una quercia, proprio in occasione della vigilia di Natale. Una volta recisa la pianta, al suo posto nacque un abete. Segno che il santo interpretò come divino. Da allora, l’albero divenne il simbolo della vita.

La seconda storia, più romantica, vede protagonista un tedesco. Durante una notte particolarmente fredda, l’uomo vide la luce delle stelle farsi strada tra i rami dell’abete. Rimasto affascinato dallo scintillio, decise di replicare lo spettacolo in casa, affinché anche sua moglie ne godesse. Troncò un  alberelloprese ad addobbarlo con alcune candele. La decorazione piacque al punto tale, da venire replicata anche da altre famiglie e proposta financo nella piazza principale del villaggio.

In Italia – questa è storia – la prima ad addobbare l’albero fu Margherita di Savoia, che decise di decorare il pino al Quirinale, rendendola una moda. 

  • La tradizione natalizia dello scambio dei doni trae, invece, la sua origine dai Saturnali, la celebrazione pagana dell’antica Roma, festeggiata tra il 17 e il 23 di Dicembre, in onore del dio Saturno e dell’Età Saturnia, in cui gli uomini vivevano in fratellanza e prosperità. Proprio a supporto di vivere in pace, nacque la consuetudine anche tra servi e padroni, adottata poi, assieme a molte altre simbologie pagane, dal Cristianesimo

Il più grande regalo di Natale mai ricevuto? La Statua della Libertà, donata proprio il giorno di Natale. Trasportata in 1883 casse, a bordo di una nave, è simbolo dell’amicizia tra Francesi e Americani

  • A differenza delle precedenti, discusse, quella del presepe é la tradizione più semplice, di cui tracciare le radici. Il primo risale alla notte del 1223, quando San Francesco d’Assisi, tornato da Betlemme, ottenne il permesso, da Papa Onorio III, di ricreare la nascita di Gesù bambino, riproponendola, in una piccola chiesa di Greccio, ai fedeli riuniti per la preghiera. Una rievocazione, da cui presero spunto le innumerevoli riproposizioni di presepi viventi ripetute, poi, negli anni, in altrettante località d’Italia e del mondo. Tuttavia, la raffigurazione della natività ha origini assai più antiche. Bisogna risalire al tempo in cui i fedeli affrescavano le catacombe, con scene della nascita del Cristo

Il primo presepe in statuine venne scolpito solo 60 anni dopo l’idea del santo francescano, dallo scultore Arnolfo di Cambio

  • Quanto, poi, alla figura di Santa Claus, l’anziano barbuto che trascorre la notte tra il 24 e il 25 di dicembre distribuendo doni nella case deriva da un mix, fra tradizioni pagane e cristiane. Una tra le tante leggende vede Babbo Natale legato alla figura di Odino. Secondo la mitologia germanica, la notte del solstizio d’inverno il capo degli dei scendeva tra i comuni mortali, introducendo la stagione fredda. I bambini cercavano di placarne l’ira, lasciando, in prossimità del camino, i propri stivali, insieme a paglia, carote, zucchero, per sfamarne il cavallo. Gesti, talmente delicati da intenerire il cuore del Dio che, in cambio, lasciava ai piccoli regali e dolciumi. 

Stando alla cristianità, Babbo Natale si rifà, invece, a San Nicola di Myra, santo protettore di bambini, marinai e persone in disgrazia. Pare che il Santo abbia riportato in vita 25 bimbi, ma non è questo il racconto che lo rese famoso. Il greco Michele Archimandrita ci dice che un nobiluomo, caduto in disgrazia, era disperato, perché non aveva la dote per far sposare le tre figlie. Impietositosi, il santo decise di lanciare, attraverso la finestra, tre sacchi di monete, nell’arco di tre notti diverse. Bene le prime due, la terza qualcosa andò storto. Trovandosi con le finestre chiuse, il Santo, decise, allora, di calarsi dal camino. Inavvertitamente, i denari scivolarono in una delle calze, appese ad asciugare sulla mensola.

Altre fonti narrano di come San Nicola calasse il cibo attraverso i camini, nelle case delle famiglie meno abbienti e di come intendesse rimanere anonimo. Da qui, l’usanza di lasciare di nascosto i doni, la notte di Natale.

La divisa rossa di Babbo Natale ha, poi, origine a Boston, nel 1885, a seguito dell’illustrazione di alcune cartoline, ad opera del tipografo Louis Prang

  • Tra le tradizioni più bizzarre c’è anche quella del Krampus. In Austria, come in Trentino Alto Adige si é soliti celebrare l’arrivo della demoniaca figura, mezza capra e mezzo uomo, alla ricerca, per le strade, dei bambini cattivi, con l’intento di punirli o, addirittura, di rapirli. Si racconta, in verità, che si tratti dell’aiutante di San Nicola, il che ne spiega la celebrazione nei primi giorni di dicembre.

Si festeggia, fra travestimenti e baccano. Si spaventano i passanti, con indosso maschere e abiti ricoperti da peli lunghi e ci si annuncia, tramite il suono sordo di un campanaccio

  • Origini datate, anche per le casette di Pan di zenzero, che vanno fatte risalire, addirittura, al 992, quando le torte venivano condite con spezie provenienti dall’Oriente. Sapori forti, come cannella, noce moscata e chiodi di garofano, adoperati in pani e torte, per garantirne una lunga conservazione e camuffarne ingredienti, a volte proprio non freschi.

Fu il vescovo Gregorio di Nocopoli a portare in Francia un ingrediente sconosciuto, lo zenzero, e ad insegnare come ricavarne il pane. Non si sa chi abbia iniziato a modellare la pasta. E’ risaputo, però, il fatto che la Regina Elisabetta I amasse le decorazioni in marzapane, raffigurazione, in qualche modo, degli ospiti attesi per Natale.

In ogni caso, fu la favola dei Fratelli Grimm Hänsel e Gretel a dare una svolta alla faccenda. I pasticceri cercarono di replicare la casa di biscotti e dolciumi, iniziando a decorare le loro opere con glassa e creme.

 Il più grande villaggio di pan di zenzero venne costruito a New York, dallo chef Jon Lovitch, autore di 135 edifici residenziali, 22 commerciali, funivie e perfino un treno

  • Tra le curiosità che riguardano le Feste, questa é la più particolare. Vicenda, legata alla figura mitologica di Baldur, fratello minore di Thor. La madre del semidio, Freya, protettrice dell’amore, vide in sogno la morte prematura del figlio. Per evitarne la sventurata dipartita, fece promettere a ogni essere, pianta, pietra o animale che fosse, che al giovane non sarebbe stato fatto alcun male. Nella lunga lista, però, lasciò fuori il vischio, ancora acerbo e incapace di recar danno.

Loki, dio dell’inganno, geloso del fratellastro, sfruttò l’errore per intrecciare una serie di dardi avvelenati e convincere Hǫðr, il fratello cieco di Baldur, a scagliarglieli addosso. Un gioco, che divenne presto fonte di dolore.

Magicamente, però, le lacrime sincere della madre, a contatto con il vischio, si trasformarono in bacche perlate e Baldur riprese vita. Così Freya, colma di felicità, iniziò a ringraziare chiunque passasse sotto l’albero con un bacio, simbolo di riconoscenza.

La tradizione natalizia venne recuperata, più in là, dalla cristianità che ne associò la simbologia alla fortuna e all’amore, per ricordare quanto sia importante, nella vita, la presenza dei propri cari

  • Tutti siamo abituati a utilizzare luci, palline e fiochi colorati per decorare l’albero. Ciò premesso, in Ucraina, tra i vari addobbi compaiono pure le ragnatele, stranamente associate ai concetti di prosperità e fortuna.

Leggenda narra di una povera vedova, rimasta sola e senza soldi, aiutata da una famiglia di ragni che, per ringraziarla dell’ospitalità in un luogo caldo e asciutto, la ripagarono decorando l’albero con le loro ragnatele.

Al risveglio, il mattino seguente, queste ultime si trasformarono in bellissimi fili, d’oro e d’argento

  • In Estonia, familiari e amici si riuniscono per celebrare… in sauna. Scelta particolare, ma ricca, comunque, del calore familiare.

Motivo? Superstizione. La notte della vigilia tutti si danno un gran da fare, poi, per nascondere le scope. Sembra, infatti, che proprio allora le streghe scendano dai monti, intenzionate a mettere zizzania in famiglia.

Meglio prevenire, non dando loro modo di agire.

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