Rito della luce: quell’angolino di Paradiso che si guadagna…a suon di candele
Sposarsi. A quanto pare, non passa mai di moda. Prendere moglie o marito, ricorrendo al Rito della Luce è, anche questa, una scelta. Ambizione, nel volere esprimere in maniera personale i propri sentimenti verso l’altro o altra, utilizzando una formula antica e, almeno da noi, poco consueta ma, negli ultimi anni, sempre più in voga. Cerimonia simbolica, quest’ultima, che celebra l’unione tra due anime, attraverso il fascino della fiamma.
Per chi non ne conoscesse le origini, trattasi di una variante del più noto Rito della sabbia, in cui gli sposi versano entrambi, nel medesimo contenitore – appunto – sabbia colorata, segno di quel che insieme li unisce e li rende diversi. Nel caso in questione, i due accendono all’unisono una candela, partendo da quella, di dimensioni più piccole, che ciascuno tiene tra le mani, simbolo della rispettiva individualità. La fiamma che si viene a generare, altro non rappresenta, se non l’amore reciproco, destinato a brillare, illuminando il cammino di entrambi.
Tradizione romantica, suggestiva, capace di regalare al momento delle nozze quel non so che di magico. Adatta, per di più, a tutti i tipi di celebrazione: religiose o civili che siano e personalizzabile, a seconda delle esigenze e dei gusti.
Senza aggiungere che è possibile selezionare il colore, la forma, il profumo delle candele. Si possono – volendo – abbinare frasi, poesie, canzoni che accompagnino questi precisi istanti della celebrazione. Non solo. L’atmosfera si fa ancora più coinvolgente, nella situazione in cui anche parenti e amici si apprestino a compiere, in prima persona e in contemporanea, i gesti di chi si reca all’altare.
Importante, nella dinamica dell’evento e come si conviene per tutto quel che riguarda, in generale, il matrimonio, non trascurare i dettagli. Momento e luogo in cui effettuare il cerimoniale vanno pensati con cura: prima o dopo lo scambio delle fedi nel caso, va avvisato il celebrante); a parte, magari durante il ricevimento… Occorre, al riguardo, un posto ben visibile e intimo: un altare, un tavolo o un angolo apposito. Infine… la materia prima. Che sia di qualità e disposta, nella sicurezza di tutti.
Ultima quaestio: meglio affidarsi ad un maestro di cerimonie, che guidi il tutto con parole appropriate o, al contrario, agire nella spontaneità, sull’onda di ciò che il cuore suggerisce agli sposi? Anche qui, non esiste una risposta valida in assoluto. La soluzione va trovata ascoltandosi e tenendo conto di quel che si desidera comunicare, affinché il risultato conduca ad una parentesi ricca di significato, diversa e nient’affatto banale; soprattutto, indimenticabile.
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