Supersex: storia di un superpotere… e di un fumetto

Supersex: storia di un superpotere… e di un fumetto

Dire che era un ragazzo qualunque della provincia abruzzese. Poi, merito di un talento evidentemente innato, nel giro di pochi anni è assurto a mito. Simbolo di una virilità da emulare – e invidiare – per una folta schiera di uomini; da sognare e rincorrere, per le donne.

Rocco Tano che, ad un certo punto della sua esistenza, trasmigra nei panni – succinti e impegnativi – di Rocco Siffredi. Parabola di un sex symbol raccontata, a partire da oggi, 6 marzo 2024, sulla piattaforma Netflix, nella serie Supersex, libera riproposizione degli accadimenti che hanno cesellato le fattezze del ‘supereroe’ del sesso, conosciuto in tutto il mondo. Ad interpretarne le prestazioni e le vicende, per l’occasione, Alessandro Borghi. Così, ne ripercorriamo insieme l’infanzia, in quel di Ortona (Chieti), il rapporto con il fratello Tommaso, più grande e coraggioso, il legame, stabilito presto, con il sesso. E’ infatti sfogliando le pagine di Supersex, fumetto pornografico, che nasce la curiosità e la voglia di cimentarsi in qualcosa di sconosciuto ma invitante, accattivante… Poi, c’è l’amore, riassunto – summa di un universo costellato da donne – nella figura di Jasmine Trica/Lucia.

Rocco, in sintesi, come portavoce di una sessualità prorompente. “Non ho mai avuto problemi a rapportarmi con la nudità, se è propedeutico alla narrazione“, chiarisce Borghi figlio, in qualche modo, della medesima o, quanto meno similare, educazione sessuale.

Le difficoltà” – ammette – “semmai, sono state emotive. Mi chiedevo sempre se rocco Siffredi si sarebbe riconosciuto in quella scena. Non volevo farne solo un’imitazione“. Sette episodi, in tutto: Il superpotere, La carne, L’animale, Il sogno, L’isola, Resurrezione dei corpi, Ultimo viene il c…o, per descrivere. Non certo per copiare. In parte, persino per riflettere: “Lucia, la compagna di Tommaso che, ad un certo momento, viene fatta prostituire dal suo uomo, mi ha permesso per la prima volta di dare voce ad un pensiero profondo: quello di sfuggire al proprio destino, di compiere un atto di enorme libertà“.

Già, perché la vita, in fondo, è sempre là, a fornirci gli elementi sui quali ragionare o lavorare, a regalarci istantanee che, inaspettatamente, ci cambiano o ci forgiano, ci aggiornano su come il mondo cambi o su come, d’altra parte, resti sempre uguale a se stesso.

Al di là, l’iperbole di una persona che, del personale quotidiano, ha voluto essere protagonista. Ritratto semi-assurdo di stravolgimenti volontari o meno e di un futuro che, nel peggiore o nel migliore dei modi – questo è da vedersi – è tutto ancora da scrivere…

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