Gender ‘stagionale’. Maschio d’estate, femmina d’inverno, fino al prossimo cambio… di identità
Libero pensiero sia. Sia, pure, però, l’uso dell’intelletto. Dunque, l’asticella dell’assurdo si alza ulteriormente, elevandosi alle più supreme sfere della… stupidità? Sì, ci mancherebbe altro, all’inclusione, alla poli sessualità, all’espressione della personale identità di genere. Adesso, poi, lo abbiamo visto con l’iniziativa lanciata dal Royal Stoke Hospital, esistono perfino, a vessillo di scelte private e soluzioni personalissime, tanto di bandiere.
Ora, tuttavia, non paghi, si punta più in alto. La vetta, al momento, si manifesta ai suoi adepti nelle vesti di ennesima categoria arcobaleno, vale a dire quella del gender season. Il genere di stagione, più in sintesi.
Cosa significa? Esattamente – rispondiamo – ciò che sembra. C’è chi – come Dee Whitnell, che si identifica come non binaria – si attarda a spiegare. Ebbene, l’identità di genere cambia, a seconda del periodo dell’anno. Trattasi – tradotto – di individui che esplorano la loro “identità di genere, in relazione a una stagione, o a tutte le stagioni“. Un po’ come si fa con il cambio d’abiti nell’armadio, no? Il ragionamento, del resto, non fa una piega. Ci si può sentire più mascolini in inverno e più femminili d’estate, o viceversa, senza trascurare – ovvio – primavera e autunno.
“Questo non significa che le stagioni determinino l’identità o l’espressione di genere. Tuttavia, possono influenzarla […] Io, ad esempio, mi sento più maschile d’estate. In quel periodo indosso abiti più maschili, i capelli più raccolti. In inverno, invece, adoro le gonne e i vestiti. E porto i capelli sciolti“. ‘Quanta sapienza!’, verrebbe da commentare ma, in segno di rispetto, ci tacciamo.
D’altronde, esiste chi lo fa al posto nostro, dal momento che i video postati sono divenuti, in breve ed inevitabilmente, virali e, di conseguenza, non sono mancate le reazioni. C’è chi ha optato per un approccio categorico: “E’ una sciocchezza“; chi ha bollato la vexata quaestio a più chiare lettere: “Si chiama indossare abiti estivi e invernali, come tutti!“. Il punto è un altro. E’ che la strampalata o quanto meno fantomatica faccenda viene ad inserirsi nel quadro di una crescente quanto preoccupante espansione degli orientamenti sessuali, con la possibile discriminante di ingenerare, prima di tutto, una gran confusione. Anarchia sessuale, definiamola pure così, che sfocia spesso in forme esasperate, estreme, del proprio modo di vivere la faccenda.
L’ultima? L’ecosessualità, incentrata sulla seduttività della natura. Anche in questo caso nessuna boutade, purtroppo. A testimoniarlo, la testimonianza di una donna di Toronto che ha intrapreso una relazione erotica… con una quercia. Serve aggiungere altro?
LEGGI ANCHE: Gender neutral: la politica dei nuovi bagni pubblici
LEGGI ANCHE: Ladyboy: ci vuol coraggio a chiamarli ragazzi