Superman dai tanti volti…

Superman dai tanti volti…

Henry Cavill – questa è la notizia – ha appena appeso al chiodo la sua tuta – rossa e blu, come da ordinanza – da Supereroe (e che Supereroe!), cosa che, in precedenza, avevano già fatto, nell’ordine, Brandon Routh, Dean Cain, Tyler Hoechlin, per lasciare il suo posto da Superman nelle mani – forse sarebbe più indicato dire nelle possenti braccia – di David Corenswet.

Prima, prevista per l’11 luglio 2025 ma, intanto, già di sogna. Ultimo capitolo, questo, di una saga, a ben guardare, iniziata parecchio il là con gli anni.

Se, difatti, per tutti, l’unico vero Superman è Lui, Christopher Reeve, ineguagliabile idolo in calzamaglia e mantello, che ha operato sullo Schermo, in tal senso, dal 1978 al 1987, forse non tutti sanno che il personaggio creato da DC Comics negli anni Trenta aveva già vissuto altre vite, interpretato da Kirk Alyn, prima, tra la fine degli anni’40 e i ’50; poi, nel ’51 in versione pellicola e tra il 1952 e il ’58 sotto forma di serie, da George Reeves.  

Ed è proprio qui che intendiamo soffermarci. Sulle nebulose vicende che hanno interessato lo stesso Reeves. Anzi, che hanno riguardato la mia sua misteriosa morte, tanto da trarne, a sua volta, nel 2006, un ennesimo film: Hollywoodland.

Nel girato, in sintesi, si ripercorrono i fatti di un suicidio, apparente o apparentemente inspiegabile.

Fatto sta, Reeves arrivava da una carriera forse non del tutto premiante ma, di sicuro, in possibile ascesa. Aveva preso parte a girati come Via col vento, Sangue e Arena, Sansone e Dalila, tutte produzioni che lo mettevano, almeno potenzialmente, in una condizione di crescita professionale. Il ruolo di Superman, per quanto foriero di notorietà, sembra però averlo intrappolato. Non solo, pare avergli ‘segato le gambe’, in termini di carriera. Così, nonostante le partecipazioni a film come Da qui all’eternità o Gardenia Blu di Fritz Lang, il nostro deve essersi sentito ‘in trappola’.

Il costume grigio e marrone, a simulazione dei colori ufficiali, blu e rosso, quando ancora le trasmissioni non erano a colori.

Una gabbia dorata, vero, foraggiata – peraltro – dalla relazione (poco – evidentemente – professionale) con Toni Mannix, moglie del magnate della MGM, Eddie Mannix.

Dunque, tutto lascia pensare che la notte del 16 giugno 1959, all’età di 45 anni, si sia sparato. Un colpo di rivoltella – una Luger P8 regalatagli proprio dalla sua Toni – e via… desideri, aspettative, progetti erano infranti.

Tutto chiaro – dicevamo – almeno in apparenza, poiché in quella villetta di Benedict Canyon qualcosa suonava strano. Rinvenuto nudo, sul letto, con una morte ‘predetta’ pochi istanti prima dalla fidanzata Lenor Lemmon.

Quella fatidica sera – si racconta – all’una di notte circa, alcuni amici suonarono alla porta. Indispettito, Revees scese dabbasso, minacciando di buttare gli ospiti fuori. “Adesso apre il cassetto e prende la pistola“, ebbe a dichiarare, allora, la fidanzata di quel Marcantonio d’uomo, della stazza di 1 metro e 88 centimetri. D’improvviso, nel cuore della notte, si udì uno sparo. “Ecco, ve lo avevo detto“, fu il commento di Lei.

Solo due mesi prima, l’attore aveva denunciato presso la Procura Distrettuale di Los Angeles una serie di telefonate anonime, provenienti, a sua detta, dalla precedente amante. Amante, alla quale, per via testamentale, aveva lasciato l’intero patrimonio.

LEGGI LE ALTRE NEWS CHE PARLANO DI CELEBRITA’

LEGGI E ASCOLTA LA LUNGA NOTTE DI HOLLYWWOD