‘Maledetti’ Francesi!

‘Maledetti’ Francesi!

Dire che le premesse c’erano tutte. Quelle, cioè, per uno spettacolo che risultasse indimenticabile e, in effetti, così è stato; forse, però, non secondo le aspettative.

Che se ne stia parlando, a giorni di distanza, è fatto certo. “Se qualcuno è stato offeso noi ce ne scusiamo“. Il punto è che è la stessa Organizzazione dei Giochi Olimpici di Parigi 2024 ad esprimere il proprio rammarico, “se qualcuno si è sentito offeso“, per le sequenze diffuse nel corso della cerimonia di apertura.

Thomas Jolly, regista delle scene che hanno scatenato il contenzioso, si è giustificato in prima persona: “Non mi sono ispirato all’Ultima Cena di Leonardo. Penso che fosse abbastanza chiaro: c’è Dioniso che arriva su questo tavolo…”. Anne Descamps, direttrice della Comunicazione di Parigi 2024, a sua volta ha precisato: “Ovviamente, la nostra intenzione non era di mancare di rispetto a un gruppo religioso, qualunque esso sia. Al contrario… era mostrare tolleranza e comunione. Se qualcuno è stato offeso, noi ce ne scusiamo” e via in questo modo, con tanto di strali di cenere sul capo.

Insomma, lo Show che, per antonomasia, avrebbe dovuto risultare inclusivo, ha finito per dividere i francesi e non solo. Dalla destra, c’è chi ha criticato le performance di Aya Nakamura e Philippe Katerine (esibitosi nudo). I vescovi, dal canto loro, hanno parlato – testuali parole – di “derisione del Cristianesimo“. Per la sinistra, dall’altra parte della barricata, si è trattato della “miglior risposta al Fascismo“.

Tant’è, ognuno dice e ha detto la sua.

Così, anche dalle nostre parti, il ministro Sangiuliano ha sintetizzato il tutto, etichettandolo con l’epiteto di “volgarità“. “L’Ultima Cena di Leonardo è una tra le più alte espressioni dell’arte e rappresentazione di un atto evangelico, caro a milioni di Cristiani“, ha sentenziato, lapidario.

In quanto ai vescovi italiani: “l’Ultima cena con drag queen tradisce i valori“. “Ideale di fraternità infangato da blasfemia“. Ancora”…si inserisce in un tentativo maldestro di forzare il tema dell’inclusività, senza tenere conto della sensibilità religiosa di miliardi di persone“. Ci si sdilinqua, in breve, adducendo che manifestazioni del peso delle Olimpiadi, in tal maniera affrontate minacciano di sminuirne, in primo luogo, lo spirito che le abita. “Dovrebbero essere una celebrazione di unità e diversità, piuttosto che un’occasione per generare divisioni e conflitti“.

Secondo l’europarlamentare Roberto Vannacci si tratta di “sberleffo della fede e della Cristianità“. Enormemente più caustico Avvenire. “Dopo aver seguito le lunghe, stucchevoli e ripetitive esibizioni del plotone di danzatori ‘non binari’ o presunti tali, sul pontile della Senna, migliaia di persone si sono sentite profondamente a disagio... il fallimento è stato totale. Anzi, peggio. Perché l’esagerazione, l’oltranzismo ossessivo, la cifra scontata del macchiettismo circense non servono affatto per integrare le diversità ma piuttosto per farne oggetto di caricatura e di nuova emarginazione“.

Ore ed ore, precedentemente meticolosamente ingegnate e studiate – così vien da pensare – di caos (alla fine) chiassoso, confusionario, autocelebrativo. Sfilata di errori banali e banalmente offerti al pubblico, infarcita di “ideologismi triti e scontati“.

E se Salvini ha una sola parola per i francesi: “squallidi“, Viktor Orban, premier ungherese pensa bene di rispolverare, nei suoi discorsi in merito alla faccenda, il “vuoto morale dell’Occidente“. C’è chi la butta sul ridere, sarcastico, come Nicola Procaccini, co-capogruppo di Ecr a Bruxelles: “Mi e’ piaciuta molto la cerimonia del Gay Pride. Sapete quando è prevista quella delle Olimpiadi?” e potremmo proseguire con l’elenco dei commenti, per molto.

Ora arriva la giustifica, che suona tanto di Errata corrige: “Non era l’Ultima cena la mia ispirazione“, fa luce – dicevamo – il creatore dello show. “Credo fosse abbastanza evidente che si trattava di Dioniso che arriva a tavola. E’ è il dio della Festa, del vino e padre di Sequana, la dea legata al fiume. L’idea era una grande festa pagana, legata agli dei dell’Olimpo. Olimpo, Olimpo, spirito olimpico…”. 

Già, scuse accettate. E sia. Tuttavia, l‘enfant prodige del teatro francese – come tale è ritenuto – una domanda – o più di una – dovrebbe comunque porsela. La sua ‘Festa pagana’ – questo è il punto – non è stata capita. Il messaggio, quello di base, non è arrivato o meglio, è stato male interpretato. Da molti. Da troppi. Segno che qualcosa, nella comunicazione, non è andato come avrebbe dovuto.

Avete presente il momento in cui qualcuno racconta una barzelletta e nessuno ride e poi, lo stesso individuo, si vede costretto a spiegare la sequela di battute? Ecco, la situazione, a ben guardare, è un po’ la stessa. Miliardi di persone hanno male interpretato. Ergo, il costrutto del messaggio era evidentemente sbagliato o poco chiaro o non bene esposto.

Indubbio è il fatto che indietro non si possa tornare e, in ogni caso, esiste un antico detto dello spettacolo che furbescamente suggerisce: “…purché se ne parli!“. Tuttavia, iniziare così un po’ mette tristezza. Si chiacchiera, si condanna, ci si scusa… etc. etc. etc. ma manca… qualcosa.

Il vero assente, nel contesto, è lo sport. Protagonista silenzioso, almeno nella tappa d’esordio. Unico vero motivo – terminata l’orgia dei bla, bla, bla – per accendere la tv e rimanere a guardare, che i valori, quelli veri, in fin dei conti, stanno lì: nel talento, nell’abnegazione, nel sacrificio continuo degli atleti; ma vuoi mettere? Quanto più interessante e redditizio è alzare il polverone, checché se ne pensi, indipendentemente dalle posizioni individuali?

Lo sport: speriamo di vedere quello, adesso. Ci tappiamo le orecchie per un po’, ci chiudiamo in casa – che fuori fa caldissimo – telecomando in mano e guardiamo, talvolta attenti, tal altre distratti, quel che speravamo si palesasse sin dall’inizio. Gare, competizioni, eccellenze, insomma, da applaudire, a cui affezionarsi, da prendere a modello, loro sì. Tutto il resto, ci auguriamo lo trascini via la Senna…

ULTIMA ORA

Evidentemente no, la Senna, da sola, non ce l’ha fatta, perché – beffa nella beffa – sono arrivate anche le minacce di morte. Alla faccia dell’inclusività!

La Dj francese Barbara Butch, attivista per i diritti Lgbtq, tra i protagonisti – appunto- del ‘quadro’ tanto criticato, ha presentato denuncia per ”molestie informatiche”. Dopo l’esibizione dello scorso venerdì, è diventata ”bersaglio di cyberbullismo particolarmente violento”. Secondo quanto si legge in una nota, condivisa dal suo avvocato su Instagram, l’artista è stata “minacciata di morte, tortura e stupro”. Ebrea, ”è anche presa di mira da numerosi insulti di carattere antisemita, omofobo, sessista e grassofobico“. Tanto per non farsi mancare nulla.

Dal canto suo, Butch ha spiegato che “se all’inizio ho deciso di non parlare per far calmare gli haters, i messaggi che ricevo sono sempre più estremi”. Semplicemente, “per aver avuto la possibilità di rappresentare la diversità del mio Paese attraverso l’arte e la musica, insieme ad altri artisti e gli artisti che ammiro”. 

L’amore… “salverà il mondo, anche mentre cade a pezzi“, aggiunge. E sia, ma giacché ‘la mamma dei cretini è sempre incinta’, chi sarà a salvarci dalla faciloneria, dalla superficialità, dalla mancanza di intelletto?

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