Biancaneve: ma questa è tutta un’altra favola…
Biancaneve? Non è più la stessa, o meglio, non risponde più all’idea che ce ne siamo fatti finora. Così pretende, almeno, mamma Disney, intenzionata a portare avanti il processo di inclusività, intrapreso già da qualche tempo.
Così, nei panni della ‘più bella del Reame’ troviamo, per l’occasione, Rachel Zegler, star dalle origini colombiane e dal talento da vendere – l’abbiamo misurato, del resto, nel West Side Story firmato Steven Spielberg – ma non certo dalla pelle eburnea. Bruna, sì, ma benché la fiaba dei fratelli Grimm la voglia ‘candida come la neve’, per l’appunto, in questa più moderna rilettura la nostra protagonista fa sfoggio dell’incarnato, evidentemente, ereditato dai suoi avi.
Tant’è, il Trailer parla chiaro e desta ulteriori polemiche l’accorgimento adoperato, per quel che riguarda le figure dei nani. Attori, dimensionati artificialmente, a discapito di chi, dalle dimensioni adeguate, avrebbe potuto interpretarne la parte, senza l’abbisogno di alcun tipo di tecnologia. Peter Dinklage – già visto ne Il trono di spade – si è fatto promotore, a tal proposito, di un’aperta polemica, mettendo in risalto la forte dicotomia tra scelte, che appaiono l’una il contrario dell’altra. “Da un alto ci presentiamo come progressisti; dall’altro, proponiamo questa dannata storia arretrata di nani che vivono in una caverna“. Troppo poco in linea, insomma, la favola, per misurarsi con i tempi attuali. “Vogliamo mostrare un approccio diverso a questi personaggi, per evitare di rafforzare gli stereotipi dell’animazione originale“, garantiscono dalle alte sfere della Casa Cinematografica.
Attori, ricostruiti in digitale, quindi, simulati persino nei movimenti e personaggi ‘creati ad hoc‘, con l’intenzione di non lasciare fuori dai giochi proprio nessuno. Prevista, nell’idea di rappresentazione dei 7 nani, addirittura la presenza di una Lei. Rivoluzione… o follia?
Intanto, non si placano i problemi, neppure dal punto di vista politico. La diatriba tra Israele e Palestina non ha certo facilitato le cose, vista la provenienza delle due protagoniste: la già citata Rachel Zegler e la collega Gal Gadot che, stando alla convinzione di molti, non dovrebbero lavorare insieme.
Discussioni, che si ripetono, dopo altre note rivisitazioni: Aladin, Il re leone, La bella e la bestia. Nei panni della Sirenetta, accese discussioni ha causato – ad esempio – la scelta di Halle Bailey. Coma e dire che ‘la storia si ripete’. Buono è che il copione vede la scrittura di Greta Gerwig che, soprattutto con Barbie, ha teorizzato una più contemporanea interpretazione di eroina femminile. Per cui, tra clamore e controversie si spera, ci si conforta presumendo il rinnovarsi di un racconto antico di secoli e posto, ora, sotto riflettori che puntano la luce soprattutto su concetti di indipendenza, emancipazione, novità.
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