L’ondata Queer dei Reali Britannci
Storie… di Palazzo e, al di là delle porte, accadimenti mai svelati: relazioni segrete, più o meno amorali, più o meno chiacchierate; perversioni, giochi pericolosi e amori illeciti. Tutto questo e tanto altro, ora come allora, a descrivere una Natura, quella umana, decisamente e parecchio complicata e, nel giro di diversi millenni, pare che nulla o quasi sia cambiato.
Cosa esattamente accadesse in quel delle Corti Reali, certo, nel dettaglio, non è dato sapere. Fatto sta, le testimonianze, al riguardo, sono numerose. Storie Queer, tra le tante, che superavano di gran lunga il concetto di genere binario…
Partiamo, dunque, da Edoardo II e dalla chiacchierata amicizia con Piers Gaveston. Si sussurrava, difatti, che i due fossero amanti. Inconfutabile è che, una volta avvenuto l’incontro, nel 1297, i due divennero inseparabili. “Quando il figlio del re lo guardò, sentì subito un tale affetto per lui, che strinse con lui un patto di fratellanza e scelse e decise fermamente di legarsi a lui, davanti a tutti i mortali, in un legame d’amore indissolubile“. Questo, è quanto riportano le cronache dell’epoca e se, in molti, si sono soffermati soprattutto nel descrivere la forte solidarietà tra il sovrano e la sua fedele spalla, c’è chi già al tempo sbeffeggiava il Re, malignando che il giorno delle nozze avesse dedicato più attenzioni al I° conte di Cornovaglia che alla sua legittima sposa. Prediletto, quest’ultimo e potente, il che finì per renderlo impopolare presso le classi agiate. Giustiziato, infine, il 19 giugno 1312, il suo corpo venne sepolto cristianamente soltanto il 2 gennaio 1315, con la revoca della scomunica da parte del Pontefice.
Dedichiamoci, quindi, a Giacomo VI di Scozia. Ebbene, a suffragio del nostro c’è da ammettere che mai manifestò interesse per le Signore, riservando le personali attenzioni… ad altro. Aveva 13 anni, quando incontrò Esmé Stewart, I° duca di Lennox, presto suo mentore e primo favorito di una folta schiera. A seguire, fu la volta di Robert Carr, I° Conte del Somerset, conosciuto in occasione di un torneo, nel 1607. Nel 1614, poi, il cuore del Monarca divenne preda di George Villiers, I° duca di Buckingham, guida de facto dello Stato negli ultimi anni del regno di Giacomo, suo grande protettore. “L’uomo dal corpo più bello d’Inghilterra… e così dolce di carattere“, stando alla descrizione del vescovo Godfrey Goodman. L’affetto del re per Villiers si rende evidente in questo stralcio di lettera, a lui indirizzata: “C’è questa differenza tra quella nobile mano e quel cuore, che uno può essere sopraffatto dall’una, ma non dall’altro e prima dalla tua che dalla sua; perciò, dammi il permesso di fermare, con la mia, quella mano che è stata troppo lesta ad eseguire i moti e gli affetti di quella specie di cuore, così servizievole nei miei confronti“. Il senso della relazione tra i due è catturata in pieno nel dipinto, datato 1628, di Gerard van Honthorst: Apollo e Diana. Nel dettaglio, impossibile che sfugga all’occhio dello spettatore lo sguardo di entrambi, persi l’uno nell’altro, ad esclusione di tutto il resto.
Anna Stuart conobbe Sarah Churchill, quando era ancora una bambina. L’altra, di cinque anni più giovane, divenne presto sua confidente. Quando, poi, Anna ebbe accesso al trono, nel 1702, affidò all’amica una serie di ruoli dall’enorme influenza. Tra questi, ad esempio, quello di Mistress of the Robes (Signora del vestiario), Groom of the Stole, Custode della Privy Purse (Tesoro della Corona) e Ranger di Windsor Park. L’amore della regina per Sarah si rende palese, in una missiva rivolta alla donna: “Se potessi dire come impedirmi di scriverti ogni giorno, lo farei… ma, in realtà, non posso… quando sono da te non riesco a stare tranquilla, senza chiedere di te“. Con il trascorrere del tempo, tuttavia, lentamente ma inesorabilmente, l’interesse di sua Maestà cominciò a velarsi, sostituito dalla curiosità per la cugina di Sarah, tale Abigail Masham. Nel 1708, presero a circolare diversi pamphlet politici. Invettive contro la reggente, che menzionavano il “dolce servizio” e le “oscure azioni notturne” che riguardavano la governante e Abigail. Due anni ancora e la liaison tra Anna e Sarah si sarebbe definitivamente conclusa.
Cosa può accadere se l’ugola di un ciuffolotto, così come veniva definita Arabella Hunt, musicista, maestra liutaia, insegnante di musica presso la Corte della regina Maria II, al servizio della regina Anna, ad un certo punto della sua esistenza – nel 1680, per la precisione – prendesse marito – tale James Howard – per venire a scoprire, più in là, che era convolata a nozze, in verità, con una donna? Amy Poulter era avvezza ad indossare abiti maschili. Di qui l’inganno, a cui fecero seguito la separazione e un’accesa disputa in tribunale, accusata, la Poulter, di essere una donna dal “doppio sesso“. Ciò nonostante, un team di ostetriche appositamente nominato stabilì che quest’ultima era una “donna perfetta in tutte le sue parti“. Il matrimonio fu, alfine, annullato. Amy Poulter morì poco dopo. Hunt non si sposò mai più.
Il XVIII secolo vide, quindi, la nascita di una sottocultura gay di uomini definiti mollies, che si incontravano nelle Molly Houses, punti di ritrovo queer londinesi – assai popolari all’epoca – in cui si giocava liberamente con l’identità di genere. Il cortigiano inglese John Hervey, secondo barone Hervey era, presumibilmente, uno tra i più assidui frequentatori. Criticato per le maniere effeminate, fu appellato, per denigrarlo, in diversi modi. Cosa anfibia, uno tra gli epiteti più pesanti. Nel 1720, l’uomo sposò Molly Lepell. Ciò non di meno, la sua natura fluida era risaputa. Per 14 anni, tant’è, intrattenne una relazione con il nobile Stephen Fox. I due vissero insieme in Italia. In uno scritto, Hervey raccontò dell’amante: “Rende la nostra vita una delizia, ridendo, chiacchierando, cantando e allontanando la noia“. Si vociferava anche di un legame con Federico, Principe di Galles ma, al riguardo, non esistono prove evidenti.
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