Serie tv e quel pubblico fariseo

Serie tv e quel pubblico fariseo

Cadono, alla stregua di soldati al fronte. Fragili, indifese, fuori moda, quando ancora sono alle prime battute. Serie tv – che questo è l’argomento – cancellate dopo la prima o, alla meglio, dopo poche stagioni. Così, ad esempio, è stato per Prisma, My lady Jane1899, giusto per fare qualche nome.

Regine delle piattaforme come, ad esempio, Kaos, volendo ragionare in ordine di tempo. Lo show, benché saldo nella classifica dei più seguiti, con una media di 2,5 milioni di views, è rimasto sacrificato sotto la potenza della mannaia di budget troppo alti, per far fronte al numero più o meno cospicuo di spettatori.

Numeri Sì ma c’è anche altro

Non basta, insomma, la viralità di un prodotto. Occorrono picchi d’ascolto che corrispondano, quanto meno, alle aspettative degli investitori, per pensare di spendere ulteriori cifre a suffragio della causa.

D’altro canto, le petizioni degli spettatori, a salvaguardia di appuntamenti che li vedono fidelizzati si sprecano e, qualche volta, accade. Succede, cioè, che alcune serie vengano salvate in extremis, acquistate – magari – in merito alle successive edizioni, da aziende diverse dalle iniziali, nella proposizione di rinverdirne il senso o mantenerle in vita, a prescindere. Casi, più unici che rari. Questione di soldi, di fiducia in un determinato lavoro. Merito/demerito, pure, della critica e della sua accoglienza.

Dunque, in generale, diminuisce la quantità degli episodi e persino i progetti che vantano grandi nomi tra i membri del cast non possono dirsi esenti dalla chiusura dei fatidici rubinetti. Tutto è in discussione, al punto tale che, per assistere alle nuove puntate anche di produzioni molto attese, tocca aspettare: un anno, nel migliore dei casi o anche di più. BridgertonMercoledìStranger Things… ne rappresentano, in tal senso, un esempio concreto.

Come in una partita di scacchi

Espressioni da record del gradimento popolare e, ancor di più, di un rinnovo che non è più da tutti, oramai da tempo. Merce di scambio che scotta e che ha raggiunto, peraltro, il suo picco, nel 2023, in occasione dello sciopero degli sceneggiatori. Si contano nelle dita delle mani gli showrunners e i produttori che hanno davvero voce in capitolo, in grado di dettare le regole di un gioco, di volta in volta più complesso. Entrano in ballo, d’altronde – va specificato – fattori delicati e variabili, spesso poco comprensibili agli spettatori, in un intricato mix di indici, che non corrisponde al dato puro di ore viste o alla posizione/permanenza nelle classifiche globali.

Vero è che, rispetto al passato, il numero delle proposte è aumentato – talvolta anche esponenzialmente – e sono cresciute, per quantità, anche le opportunità per promuovere progetti inediti. Fior di attori si sbracciano, al giorno d’oggi, per prender parte ad opere che li vedano in primo piano a tutto campo, davanti e dietro le quinte. Senza dimenticare – altra fonte di cambiamenti epocali – il fenomeno del Binge watching, azione compulsiva di approvvigionamento da puntate che, adesso, sta ritornando finalmente ad una fruizione più leggera e dilazionata.

A quanto sopra, si aggiunge, poi, la reazione degli utenti, delusi, in parte; in parte diffidenti, stando come stanno le cose, quindi rinunciatari, nell’idea di abbonarsi o rinvigorire il personale interesse nei confronti dei canali di streaming più gettonati e, quantunque il prezzo per accedere sia stato ridimensionato, in virtù dell’integrazione del comparto pubblicitario e della possibilità di condividere gli account con amici e/o familiari, l’ascesa di nuove realtà – vd. HBO Max o Apple Tv – forti del proprio bagaglio di proposte televisive, dà sicuramente filo da torcere ai grandi di settore.

Trattasi, come spesso accade, di dinamiche che riguardano un rischio calcolato, sconosciute per i più e che spingono gli usufruttuari – vale a dire noi – a non fare troppo credito su quel che vediamo. Disillusi, immalinconiti e un po’, pure, annoiati da un processo , in linea teorica, di accattivante seduzione e che, invece, finisce, sempre più spesso e nella maggior parte dei casi, per allontanarci.

PARLIAMO UN PO’ DI SERIE TV

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