883: quelli che l’Uomo Ragno l’hanno resuscitato…

883: quelli che l’Uomo Ragno l’hanno resuscitato…

Sono ‘Come Tu mi vuoi‘, ma non lo sono certo ‘In tuo nome’. Di cosa stiamo parlando? Di un fenomeno – definiamolo pure in questo modo – che non si ripeteva, già da un po’. Vale a dire, mettersi a confronto – noi spettatori – con una serie – finalmente e indiscutibilmente – trasversale, gradevole da vedere, sorprendente. Sì, sorprendente, dal momento che il numero degli scettici, al riguardo, all’inizio, non era da sottovalutare.

Sono molti coloro che, gli 883, li hanno guardati, fino ad un certo punto – ammettiamolo – dall’alto al basso, armati di un certo grado di supponenza, derivato dal fatto che, in fondo, ‘quello della Band‘, non era il loro stile.

Il nerd, ferocemente timido e geniale e l’entusiasta, affamato e smanioso di uscire dall’ombra non potevano certo costituire un’alchimia vincente; oppure sì.

Pezzali, che cantava brani che raccontavano – chi più, chi meno – della provincia e Repetto – ancora meno giustificabile – che si dimenava sul palco, senza che se ne comprendesse il perché. E invece no. Attraverso il dipanarsi della storia e il susseguirsi delle immagini veniamo a scoprire che la loro esistenza, in un modo o nell’altro, appartiene a tutti noi e, con tali, intendiamo davvero tutti. Giovani di ieri e di oggi, accomunati dalla medesima sensibilità nell’affrontare le nuove esperienze. Gli esami, immancabili, la prima cotta ‘seria’, il rapporto con mamma e papà, lontani anni luce dalle nostre ambizioni, dai desideri…

Poco importa, poi, che il tutto sia canalizzato in una realtà di provincia, giacché ogni quartiere, ogni piccolo angolo di questo nostro tanto amato Stivale, volendo, può specchiarsi nel medesimo grado di verità. Merito dei luoghi di incontro – sempre gli stessi e alla stessa ora – della comitiva; merito delle esperienze, simili, nonostante il trascorrere del tempo; virtù di un sentire comune che, di barriere, ne conta sul serio poche, o nulla.

Insomma, il tutto si traduce in ascolti imprevisti. Nel giro di sole due settimane dalla messa in onda, la serie continua a battere record. 1 milione 300mila spettatori medi in una settimana, dicono le cifre, con un aumento del 3% sulla performance dei primi due episodi. La serie – tradotto – al debutto su Sky Original, più seguita degli ultimi 8 anni.

Sono state le canzoni? Verrebbe quasi da chiedersi. Forse… Di sicuro Max e Mauro, con le loro vicissitudini, hanno operato una specie di piccolo miracolo identificativo. Ognuno, a suo piacere, può riconoscersi nelle vicende, nei personaggi e, così, nei loro dubbi, nelle aspettative, persino nei loro gesti folli, che ancora fanno parte di una gioventù che le ambizioni, piuttosto che custodirle nel cassetto, le coltivava. ‘Ci provava’, concedendosi una possibilità che oggi, magari, esita a farsi sostanza.

Si può, in una tavernetta di Pavia, operare la rivoluzione? Loro, Pezzali e Repetto, ci confermano che sì; che, se ci si crede, tutto è possibile, nonostante le avversità o, ancor peggio, nonostante le preoccupazioni di mamma e papà che, inconsapevoli e un po’ – oramai – delusi dalla vita, vorrebbero incastonarci in un futuro già scritto. Lo chiamavano, allora come ora, ‘senso di protezione’ ma, intanto, operano per tarparci le ali.

Tutto questo – commentavamo – e anche altro. Cose semplici, in cui rivedersi (compresi i banchi di scuola nella sala d’esami alla maturità e le successive conseguenze, in base al raggiungimento, più o meno appagante, della promozione).

‘Bei tempi’, verrebbe da commentare, con un pizzico di nostalgia e il passaparola pretende questo. Funziona, esattamente in tal maniera. Si consiglia quel che piace. Si manda ad amici e conoscenti l’indirizzo di ‘dove ci siamo trovati bene‘…

Tutti, tratte uno.

Ho sempre lavorato con la provincia. Ho scelto gli 883 per il loro talento, ma anche perché provenivano dalla provincia“. Mr. Claudio Cecchetto, dj, discografico, soprattutto, talent scout, a riguardo degli episodi che tanto stanno affascinando e conquistando il pubblico, non tarda a dire la sua.

Sull’attore, nulla da dire. Gli attori fanno il loro lavoro. Ma le battute mi hanno lasciato perplesso. Nella serie mi presentano, spiegando che vengo da Ceggia, che è vero. Poi, il mio personaggio dice: “Odio la provincia”. La verità è che le cose stanno all’opposto e non è affatto un dettaglio da poco“.

Jovanotti è di Cortona, Amadeus è di Ravenna, Fiorello è di Augusta. Io cercavo proprio loro, persone talentuose, che arrivavano dalle province“, rivendica il Producer e come dargli torto: CARTA CANTA.

Di Repetto, sottolinea: “E’ un sognatore e realizza i suoi sogni, con una dote che in pochi possono vantare“. Poi, “dopo averli realizzati, ne trova continuamente di nuovi da inseguire…

Stando al Guru della Musica, “erano tutti bravi a scrivere canzoni d’amore, appassionate e dolci. In pochi – tuttavia – tentavano il successo, andando oltre“. Ecco spiegato il valore aggiunto di una credibilità che, nonostante tutto, nonostante pure la coppia non sia più tale dal 1994, prosegue da anni.

I brani degli 883 narravano “fatti di vita comune che, però, aiutavano gli ascoltatori, che si sentivano meno soli a vivere i piccoli e giovanili drammi quotidiani“. Riguardo, invece, ad Hanno ucciso l’uomo ragno, titolo dell’album d’esordio, Cecchetto ricorda: “L’Uomo ragno era un eroe intoccabile. Eppure, le cose andarono come tutti sanno…”.

No. Non erano certo, i due giovincelli, come probabilmente Noi li avremmo voluti, o immaginati. Non particolarmente avvenenti né, tanto meno, televisivi. Troppo diversi dai luoghi comuni, troppo poco spendibili come prodotto. Eppure eccoci qui, alle soglie del 2025, a dissertare ancora di loro, di quel che è stato; dell’eredità che ci hanno lasciato e di quel che, sia pur in piccola parte, ci è entrato dentro e adesso ce lo ritroviamo tra le mani, come in un salvadanaio, patrimonio che ci riguarda e ci intenerisce il cuore, comunque sia andata.

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