Tutta questione di igiene…

Tutta questione di igiene…

Igiene? Oggi come oggi, molti di noi – e per fortuna – la ritengono fondamentale. Puliti, che significa anche in salute, dotati di un sistema immunitario forte e capace di prevenire malattie e infezioni da batteri o virus.

Abitudine, quella che vede il sapone nel ruolo di protagonista, assunta – tutto sommato – solo di recente. Non esisteva, ai tempi, neppure il dentifricio; né, tanto meno, il deodorante, per cui lavarsi rappresentava una vera e propria impresa.

Volendo partire dal principio, sottolineiamo allora il fatto che il termine Igiene deriva, appunto, da Igea, dea greca della salute, legata – nel racconto della sua storia – al dio della medicina: Asclepio.

Dunque, per andare a rintracciare le origini del concetto di pulizia occorre retrocedere fino al 2800 a.C., più o meno, nel momento in cui – secondo quanto attestano gli archeologi – gli antichi Babilonesi iniziarono a produrre una versione ‘grezza’ del sapone: “grasso bollito con cenere“. Un’ulteriore prova è rintracciabile nel Papiro di Ebers, scritto medico risalente al 1550 a.C., che riportava nozioni erboristiche. Sapone, tuttavia – notate bene – utilizzato come elemento curativo, anziché come agente detergente.

I primi a lavarsi o a fare il bucato? Non c’è da stupirsi che siano stati gli Egiziani. Pionieri, pure, nell’invenzione del deodorante, veri maestri in alchimia e medicina. Mescolavano, nel procedimento, all’acqua varie spezie, agrumi e cannella ad esempio, dando il là – tra l’altro – ad una fiorente attività come profumieri. La storia, poi, non riporta con esattezza chi abbia inventato il miswak (o siwāk). Il primo spazzolino da denti in assoluto veniva ricavato da un ramoscello dell’albero di Salvadora persica (arak), utilizzato in contemporanea da Babilonesi, Romani ed Egizi e sempre presente nelle loro sale da bagno.

Blocchi di argilla, sabbia, pomice e cenere erano, invece, il punto di riferimento, per quel che riguardava il consueto rituale igienico. A seguire, olio d’oliva, a cui si attribuiva un effetto idratante. Il tutto veniva, quindi, rimosso con lo strigile. L’attrezzo metallico, del resto, era assai popolare tra gli atleti, che lisciavano la loro pelle, nell’idea di rendersi più aerodinamici.

L’invenzione della vasca idromassaggio è attribuita, dal canto suo, agli antichi Greci. La prima è stata scoperta nel Palazzo di Cnosso, a Creta. Il Bagno della Regina – così la si conosce – risale al 1500 a.C.,circa. Non a caso, il principio di Archimede trova le sue iniziali spiegazioni proprio qui, nel bel mezzo di una vasca… Bagno, come fulcro della vita sociale, addirittura, per i Romani. L’acqua scorreva nei loro palazzi e nelle ville, alimentata da tubi di piombo collegati agli acquedotti. Sofisticati sistemi idraulici riguardavano anche le fulloniche, o lavanderie.

Di moda, nello stesso periodo, anche pulisci unghie, pinzette, palette per orecchie e naso. Fu, però, lo xylospongium, o tersorium, a rivelarsi l’accessorio veramente essenziale. La ‘spugna su un bastone‘, come altresì veniva nominata, era d’utilizzo, con lo scopo di detergere le pudenda, dopo la defecazione. Un prodotto usa e getta, semplice ma ingegnoso. Notevolmente superiore e senza dubbio più efficace dei pessoi, frammenti ovali o circolari in ceramica, atti fino ad allora alla pulizia anale.

Prospera, tra il XII e il XIII secolo, pure la produzione di raschietti da bagno, popolari soprattutto in Medio Oriente e sapientemente decorati.

Arabi e Turchi istituirono, più in là, gli Hammam. Musulmani ed Ebrei erano, d’altronde, nel periodo storico in questione, decisamente più attenti all’igiene rispetto agli Europei. Chiaro che, quando si tratta di donne il concetto cambia. Durante l’epoca ottomana, erano loro vietate tutte le attività sociali, compresi i caffè.

Dobbiamo virare e spostarci fino in Cina, per poter – finalmente – fare i conti con la carta igienica, a partire dal VI secolo. All’inizio del XIV secolo – pensate – se ne produceva, al ritmo di 10 milioni di confezioni, da 1.000 a 10.000 fogli all’anno. In Giappone, i bagni nei templi e/o nei monasteri vantano una lunga storia. Ciò non di meno, la concezione del sentō, un tipo di bagno comune, riscosse e riscuote ancora adesso un gran successo.

C’era chi, d’altra parte, era convinto che lavar via lo sporco fosse dannoso. Accadeva nel Medioevo, quando – a quanto pare – la puzza faceva bene! Contributo – involontario – offerto dall’epidemia pestilenziale, che devastò l’Europa tra il 1346 e il 1353, scoraggiando molti dal lavarsi, nella convinzione che si potesse contrarre più facilmente la malattia, con i pori ‘aperti’. Merito, più tardi, del Rinascimento, se l’abitudine alla pulizia ritornò in auge.

Nel XVI secolo, divenne un trend premere e strofinare la pelle con un composto di rose, per eliminare la puzza dalle ascelle. Duecento anni dopo, i profumi prodotti in Francia assursero a prodotti iconici dell’epoca del Re Sole.

Un’ultima notazione va riservata al bidet. I primi sedili di cortesia fecero la loro comparsa alla fine del XVII secolo e non sono – grazie a Dio – mai passati di moda.

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