Carta vince, carta perde
Un tempo faceva parte della tradizione, elemento di folclore, un po’ come farsi leggere – trovandosi a passeggiare per strada – i Tarocchi. Creduloni per scelta, consapevoli che, con tutta probabilità, saremmo stati illusi ma, del resto, anche ‘raccontarsi le favole’ ha un prezzo e quel prezzo ci pareva una cifra idonea da pagare, a fronte, poi, di un pizzico di autentica felicità o di un sogno, che ci eravamo comprati a nostre spese e che, proprio per questo, valeva ‘assai’ di più.
E invece no, giacché nell’era del digitale e del politically correct, anche questo rientra nell’ambito del proibito. Non si può, non si deve. Non sta bene… e, allora. via, eliminato. Erasato, esattamente come sta accadendo in quel di Firenze, dove un’ordinanza ha letteralmente messo al bando il gioco delle tre carte. Divieto, quest’ultimo, firmato dalla sindaca Sara Funaro lo scorso giovedì e destinato a proseguire per almeno altri 180 giorni.
Nell’atto, si evidenzia come, sebbene il fenomeno sia fortemente ridotto, prosegue – comunque – su territorio. Da qui, la delibera di prorogare la costrizione, introdotta – tra l’altro – già nel 2024. Come dire: ‘niente giochi di strada, che si tratti di carte, campanelle o simili sul suolo pubblico, oppure in luoghi, soggetti al passaggio pubblico’.
“Affrontiamo con fermezza chi agisce in piena illegalità nelle nostre strade“. Tuona l’interessata. “Le forze dell’ordine e, in particolare, le nostre pattuglie di Polizia Municipale stanno portando avanti un lavoro esemplare e hanno ridotto considerevolmente il fenomeno. Tuttavia, il problema non è ancora del tutto risolto e, allora, continuiamo ad agire, se possibile, con ancora più determinazione e in modo ancor più capillare. È un’azione contro bande che svolgono un’attività illecita in mezzo alle persone, ai danni di passanti che, molto spesso, sono in visita ai nostri monumenti. L’orgoglio di governare e rappresentare Firenze nel mondo ci attribuisce particolari responsabilità. Tra queste, la reputazione della nostra città che ogni giorno, tutti assieme, siamo impegnati a tutelare e ad accrescere“.
Tanto dispendio di energie – viene da chiedersi – per qualcosa a cui lo stesso ‘libero arbitrio’, del quale, stando fino a qualche anno fa, eravamo dotati, ci permetterebbe semplicemente, agevolmente, banalmente di dire di No? Già, uno stringato ma assertivo: “No, grazie!” basterebbe, per fermare il tutto, qualora non interessati alla faccenda. Altrimenti… previa la volontà di lasciarsi catturare dai miraggi o dal brivido di affidarsi alla sorte, forse diremmo volentieri di Sì, per vivere una manciata di attimi sulla giostra della vita scevri da responsabilità, affidandoci ad una legge superiore che – evidentemente – ne sa più di noi.
E invece no. Non è consentito, punto. Meglio chiudersi nelle infinità di sale da gioco che, a dispetto di tutto, continuano a proliferare ovunque, con il beneficio, quelle Sì, dello Stato.
Tornando a noi, per i pochi che non fossero al corrente della sequenza, trattasi – per l’appunto – di un esercizio di abilità, in cui il divertimento è riuscire ad indovinare dove sia nascosto un certo simbolo, tra tre. Tutto, magistralmente diretto dal talento indiscusso di chi governa il mazzo che, sotto gli occhi del giocatore, sposta, intreccia, incrocia… alla stregua di un vero prestidigitatore.
Definibile… definita come Truffa. Ma è – ci viene da commentare – una truffa popolare, d’altri tempi e, perciò, a nostro avviso, nobilitata dall’elemento poetico Si confonde, si distrae chi punta il denaro; si sposta la sua attenzione altrove ma, d’altronde, non è forse questa la vita? Sviare sul peggio, per mettere in risalto il meglio.
Tra le primissime lezioni di quel che l’esistenza ci propone, forse, al contrario, dovrebbe rappresentare un passaggio obbligato nell’esperienza di ciascuno. Una tappa fondamentale – come una volta si faceva con il militare (ndr. anche questo, cancellato) – per assumere consapevolezza dei rischi, dei pericoli, delle eventuali scivolate a cui giorno dopo giorno andiamo incontro. Modo altro per farsi le ossa, insomma e, semmai dovesse andarci bene, guadagnarci un sorriso… e pure qualche soldino.
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