Nosferatu: il vampiro che affascinava… e mieteva statuette
Nosferatu è tornato. Ad oltre un secolo di distanza dall’originale, la versione assai più recente promette decisamente bene. In lizza agli Oscar del 3 marzo, per ben 4 statuette, ha fatto – nel giro di pochissimo – man bassa di premi, ottenendo il plauso unanime delle giurie. Si è aggiudicata, nell’ordine, un Satellite Award; candidato ai BAFTA, ai Critics Choice Awards e diversi altri premi.
Merito, forse, anche, degli interpreti: da Lily-Rose Depp a Willem Dafoe, oramai – c’è da dirlo – esperto nel genere. Produttore e regista, per l’occasione, Robert Eggers, noto – a sua volta – per altri suoi film horror: The Witch (2015), The Lighthouse (2019), The Northman (2022) che, invece, rientra nella categoria thriller.
LA TRAMA

Una storia nera, quella in questione, ambientata nel XIX secolo, nella fittizia città tedesca di Wisborg. Segue, la narrazione, le vicende che vedono protagonista Thomas Hutter e sua moglie Ellen e i loro giorni felici, messi in discussione dalla presenza inquietante di un vampiro, ossessionato dalla donna.
Un racconto – come il Grande Schermo ci ha abituati in tempi più recenti – all’inverso; in cui, cioè, la ‘damiggella’ da salvare non è la Lei di turno – che invece sale al ruolo di eroina – bensì il giovane consorte. Visione pressoché onirica di una regia che si avvale, per una inequivocabile riuscita, della collaborazione di Jarin Blaschke per la fotografia (già in odore di Oscar) e di Craig Lathrop, per la scenografia. Un progetto, peraltro, già partorito nel 2015 ma che ha necessitato di una lunga gestazione, per venire perfezionato.
Presentato in anteprima mondiale lo scorso Natale, in Italia è stato distribuito con l’arrivo del nuovo anno. Ad avvalorarlo, un cast stellare, per una scommessa che si presentava senza dubbio ambiziosa: la pellicola originale era salita agli onori, nell’ordine delle migliori di sempre. ‘Spaventoso e gotico‘ in egual misura, secondo il commento degli esperti e, perciò, ancora più appetibile.
1922
Del resto, già nel lontano 1922 ci aveva pensato Murnau, con il suo atteggiamento pionieristico, a tracciare la strada per quello che, con l’andare dei giorni, sarebbe assurto al ruolo di classico. Adattamento – per la verità – non autorizzato del celebre ‘Dracula‘ e che in principio non ebbe a riscuotere il successo desiderato. Oggetto, anzi, di una causa legale per plagio sollevata dagli eredi di Stoker, che portò alla distruzione della maggior parte delle copie.

Riconoscibile ed unico, per via del carattere fortemente innovativo, dell’atmosfera opprimente, dello stile e dei presunti messaggi nascosti, al di là – pure – della storia curiosa e tragica, fonte di ispirazione, in seguito, per numerosi registi.
Affascina, d’altronde, il personaggio, praticamente da sempre. Apparso in oltre 200 film e creato sulla falsariga delle vicende – reali – che riguardarono Vlad Tepes (l’impalatore). Starno a dirsi, eppure rientra tra le tante curiosità: c’è chi, all’epoca, ipotizzò che Max Schreck, protagonista del girato di allora, fosse realmente un vampiro, dato il comportamento eccentrico tenuto sul set.
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