Volant: tra arte e disinvolto incanto voluttuario
Lusso, Calma e Voluttà (1904), come seppe dimostrare, attraverso la sua arte, il buon Henri Matisse. L’espressività del quadro è racchiusa tutta lì, nell’uso dei colori – distribuiti secondo la tecnica del Pointillisme – e da forme e contorni, altrettanto rarefatti, in aperto contrasto con il movimento caotico presente sullo sfondo, a rievocare la baia di Saint-Tropez.

In egual misura, i volant si ergono a bandiera di piacere espressamente estetico, il cui scopo sta nel valorizzare le silhouette, dilatare le linee, prolungare o increspare i tessuti, per via – appunto – delle plissettature.
Il filo di Arianna che respira di Storia
Comparsi – i nostri – nelle boutique di alta moda ad inizio Settecento e traghettati, poi, in direzione del mondo intero, attraverso l’intervento dell’Austriaca regina di Franca, alla cui Corte venivano regolarmente applicati su abiti, copriletti, tendaggi, cuscini, pareti. Insomma, ovunque.
Oggi, dunque, ritornano a pieno titolo, come elementi portanti di uno stile che sempre si evolve e, di continuo, ritorna su se stesso. Leggeri, quelli di adesso, a sottintendere leggerezza fisica – ottenuta adoperando materiali diafani e opalescenti – e contenutistica, intesa come girandola di riferimenti culturali. Così, stando alla grammatica del costume, condividono la pagina di storia con fiocchi, maglieria a trecce, ruches, mantelle, colletti, pizzi bianchi, organze e quant’altro.
Ritratto bohémien di una Società, che poggia i personali virtuosismi sui contrasti.

Addio alla geometria rigida di linee e affini, per lasciar spazio ad altri emblemi più ricercati, simboli di una libertà nobile e nobilitata da tessuti voluttuosi e che, in parte, richiamano l’esotismo orientale.
Da Paul Poiret a Gaby Aghion, fondatrice di Maison Chloé – tradotto – il passo è breve. Crepe de chine, coltri di bianco, tessuti acquosi e moduli eterei si immergono – accento di novità – in atmosfere country e folk-popolari, arricchendosi del valore aggiunto di nappe, suede, borchie e tartan.
Persino Yves Saint Laurent, nel pieno degli anni ’70, era stato vittima di questa sorta di contaminazione delicata, con le sue bluse dipinte, le gonne voluminose e i foulard in seta e tanto ancora ci sarebbe e c’è da raccontare, di fronte ad una soluzione estetica manifestamente attuale e destinata, di volta in volta, a risorgere.

Ce lo insegna Alessandro Michele per Valentino, con citazioni che riaprono l’armadio della Primavera/Estate, datata 1987. Uno svolazzare che, mai come ora, si riverbera sul prêt-à-porter.
Un corsivo lieve e spontaneo, emblema, pure, della politica armonica di Alberta Ferretti, come di Bottega Veneta e Alaïa. Spigolosità, che abdica al suo ruolo anche da Simone Rocha e si dichiara spudoratamente innamorata dell’universo della danza. Del resto, volendo guardare ai dettami che la contemporaneità richiede, non poteva essere, se non così.
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