Whisky… ma che ‘s’malto!

Whisky… ma che ‘s’malto!

Whisky? E Whisky sia, anche se, al riguardo, non esistono testimonianze storiche certe.

Nulla, sulla data della prima distillazione; né se sia avvenuta in Scozia, piuttosto che in Irlanda. Intercorre, invece – questo sì, è certo – una discreta rivalità tra le due regioni, nel rivendicare la paternità del distillato. La prima testimonianza, in ogni caso, risale agli Annali di Clonmacnoise (Irlanda), dove nel 1405 si racconta di un chieftain della zona, morto per intossicazione dovuta proprio alla bevanda.

Più tardi, nel1707, quest’ultima assunse il ruolo di simbolo della libertà americana, nei confronti degli inglesi. Tant’è, il contrabbando proseguì per circa 150 anni, prodotto, il distillato, direttamente nelle foreste. Si tratta, ad oggi, dell’alcolico forse più consumato al mondo, con un mercato in continua espansione (circa un milione di bottiglie l’anno).

Da noi, in Italia, forti di un Fascismo che tutto pretendeva nazionalizzato, finì per assumere il nome di spirito d’avena. Il Belpaese, tuttavia, non è del tutto estraneo alla storia del Whisky.

Basta risalire al 1749, anno in cui un giovane italiano di nome Giacomo Justerini si innamorò perdutamente della cantante d’opera Margherita Bellini. La seguì a Londra. Poi, da copione, l’amore svanì, ma l’uomo ebbe la pervicacia di mettere a frutto le ricette tramandategli da uno zio distillatore e, assieme a George Johnson, gettò le basi per la nascita della J&B Blended Scotch Whisky, celeberrima etichetta. A distanza di 260 anni la storia si è perfino ripetuta, merito della famiglia altoatesina Ebensberger che, nel 2015, ha presentato il primo single malt espressamente e dichiaratamente peninsulare.

Del resto, già nel narrare tutta questa serie di vicende ci siamo portati avanti. In verità, la tecnica di distillazione sembra risalga addirittura ai Persiani. Ci collochiamo, pertanto, tra l’VIII e il IX secolo d.C. Padre legittimo – almeno stando alle leggende – sarebbe San Patrizio, venuto a conoscenza del procedimento durante una missione in Medio Oriente, per poi mettere a frutto quanto imparato, una volta tornato in Irlanda, appunto. Il primo documento, purtroppo, riguardo all’argomento, è stato rinvenuto in Scozia, datato 1495 (siamo già in là con il tempo) e, al suo interno, si farebbe riferimento ad una partita di malto indirizzata a frate John Corr per la produzione di aqua vitae.

Insomma, si racconta, si dice, chissà… Intanto, si assaggia, si beve, si gusta. E di qualità da portare alla bocca se ne contano diverse, ognuno con le sue specifiche.

  • Whisky di malto: prodotto con orzo maltato, tipicamente realizzato da miscele di vari whisky invecchiati in botte.
  • Whisky di grano: può essere prodotto con qualsiasi tipologia di grano ed è spesso distillato in alambicco a colonna. Si presenta in un ambrato molto scarico e leggero, con riflessi dorati e paglierini.
  • Blended Whisky: prodotto dall’assemblaggio di whisky di malto e grano, da varie distillerie. Questo tipo di whisky è più equilibrato e leggero.
  • Bourbon Whisky: prodotto da una miscela costituita da mais per almeno il 51%, distillato sempre non oltre l’80% di alcol in volume, è caratterizzato da un sapore dolce e viene invecchiato in botti di quercia, nuove e tostate internamente, per facilitare la penetrazione del distillato nel legno.
  • Rye Whisky: si presenta con un colore biondo pallido e viene prodotto con almeno il 51% di segale, ha un gusto speziato e intenso.
  • Corn Whisky: prodotto con almeno l’80% di mais e, invecchiato in botti non tostate, non necessita invecchiamento

Il colore del distillato – va aggiunto – è fortemente influenzato dalla botte utilizzata e dal periodo ivi trascorso.

Johnnie Walker

Come sopra illustrato, esistono molti tipi di Whisky e, tra le eccellenze, sicuramente si distinguono quelli firmati Johnnie Walker. Tra i più venduti al mondo, indossano il nome di chi li ha ideati. John Walker, nel 1820, aprì un negozio di alimentari a Kilmarnock, in Scozia, a seguito della morte del padre e la conseguente vendita della fattoria di famiglia. Un gesto di rivalsa, in concomitanza all’emanazione dello Spirits Act emesso, nel frattempo, dal Parlamento Britannico (la libera commercializzazione di bevande alcoliche a larga scala nelle distillerie del Regno Unito). Si prese, quindi, a produrre il blended whisky. Miscele di grano e malto, accurate distillazioni e lavorazioni in botte, per un risultato immediatamente identificabile.

Molteplici le varietà di aromi utilizzate. Iconica la bottiglia, quadrata, pensata al fine di sfruttare al meglio le superfici di carico e incrementare la quantità di materiale esportato. Nonostante il blue label sia attualmente la varietà più conosciuta del Brand, sono numerose le altrettanto valide alternative, più economiche, tra cui il red label o il black label, perfette da gustare con o senza ghiaccio.

Jack Daniel’s

Nel 1864, Jack fugge di casa e viene accolto presso la fattoria del reverendo Dan Call. Qui, il predicatore, insieme ad un suo schiavo – tale Nathan “Nearest” Green – gli forniscono i rudimenti per distillare. Solo due anni dopo – 1866 – Jack avrebbe ufficialmente aperto la distilleria Jack Daniel, distinguendosi come primo Master Distiller; mentre a Nearest toccò la qualifica di capo distillatore. Non trascorse molto, perché l’Azienda si trasferisse nella sede attuale, più vicina alla risorsa primaria del drink: la sorgente di Cave Spring Hollow.

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