Porte chiuse al sesso ‘bianco’
Quando i ‘bianchi ‘ dettavano legge… Quando i neri potevano ancora essere chiamati ‘negri’… Quando… Inutile ricordarlo… o parlarne. Non è più tempo e, anzi, storia e circostanze ci dimostrano, oggi, che la situazione non solo è cambiata ma, addirittura, si è capovolta.
Non ci credete? Bussate, allora, se ne trovate il coraggio, alla porta della Souley Gazing e state a vedere cosa succede. Spieghiamo: trattasi, per quanti non al corrente, di un’Agenzia altamente selettiva, in cui la selezione avviene… in base alla gradazione della pelle. Dunque, se l’incarnato è pallido, eburneo, ceruleo non provate nemmeno ad avvicinarmi. Qui sono bene accette ‘solo’ persone di colore.

Fondata da una donna, tale Kiana Robinson e gestita in tutto e per tutto da donne, l’attività si riserva il diritto di introdurre, insomma, ‘solo’ gente, munita degli ‘adeguati requisiti’. In barba al talento, qui lavora solo ‘chi non è bianco’. Discriminazione al contrario? Il tutto nasce dalla considerazione che l’algoritmo dei siti hard – che di questo si tratta, nello specifico – discrimini le creator ‘abbronzate’. Ebbene, di fronte ad un atteggiamento razzista, non si può che agire ‘di pari passo’. Questa, la filosofia di fondo, nella salvaguardia di lavoratrici del porno di origine latina o affini che, altrimenti, finirebbero per sentirsi discriminate.
Può un algoritmo fornire adito a tutto questo? Evidentemente, sì. Funziona? Questo è un altro discorso. Le ricerche porno, sul web, si muovono sulla falsariga della voglia di esplorare mondi sconosciuti o scarsamente praticati, ben accette – in genere – le differenze, non fosse altro che per il desiderio di provare sensazioni che si scostino dalla routine, nonché assolvere alle voluttà più segrete. Tradotto: un algoritmo può viziare le nostre personalissime navigazioni ‘zozze’ ma – come dire – ‘al cuor non si comanda‘ e neanche a ciò che digitiamo. Porno, insomma, che gode anch’esso del ‘libero arbitrio‘, con buona pace di tutti.
Non solo. La ghettizzazione dei tempi passati è da considerarsi oramai obsoleta. È vero che, con il Black Lives Matter, anche l’industria in analisi ha manifestato una evidente disparità di guadagno tra performer neri e bianchi ma chi la praticava è stato sconfitto, costretto a cospargersi il capo di cenere e a recitare il mea culpa. Ridotti, gli inseguitori del genere racial, a sottocategoria, poco o niente affatto considerata.
Una tra le attrici più accreditate, al momento e che, peraltro, gode di una serie di riconoscimenti da suscitare invidia, è Kira Noir, una che ‘il nero’ lo indossa persino nel nome. Ebbene, la Signora mai e poi mai potrebbe entrare a far parte delle suddetta Agenzia, non essendo afro; bensì, un misto di caraibico, cinese, indios e qualcosa d’altro. Sicché, dando per presupposti i canoni sopra esposti, risulterebbe non idonea. Per paradosso, c’è chi mal sopporta che sia testimonial di un Brand di sex toys rosa, rigorosamente – cioè – riservati ai bianchi.
Uno tra i porno attori afro più quotati – volendo restare in argomento – è Ricky Johnson, ex laureando in medicina, votato al porno. Ricky adesso fa quattrini a palate e, di recente, ha messo sotto contratto Willow Ryder, collega, a sua volta, di colore. Secondo la logica fin qui espressa, dovremmo poter ‘pensar male’; che l’abbia selezionata, per una questione – magari – di ‘fratellanza‘. Il punto è che i ricavati – per dirla in sintesi – ‘non guardano in faccia nessuno‘. Arrivano, se è si è bravi e se si sanno postare, soprattutto, contenuti ‘di qualità’.
In fondo, a ben guardare e come qualcuno tra gli ‘addetti ai lavori ha suggerito: “L’unico colore che conta, nel porno, è il verde. È quello dei dollari!“. Il resto è bagarre, baruffa senza senso e tanto inutile parlare, quando invece sarebbe tanto meglio, analizzati – se non altro – i ricavati – (la lanciamo in termini di provocazione) darsi da fare…
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