L’eleganza Vittoriana? Una macabra leggenda di bellezza

L’eleganza Vittoriana? Una macabra leggenda di bellezza

Sotto l’apparenza… rigide regole sociali e quel senso di bellezza raffinata, tipico dell’aristocrazia del tempo, che dominava un’eleganza fastosa ma irrequieta e, forse, in parte, anche – sotto certi aspetti – inquietante.  

Tra le abitudini più spaventose e discutibili, l’uso – sconsiderato – dei cosmetici, responsabili di una bellezza pallida – diafana – conseguibile solo facendo sperpero di prodotti, a base di Piombo o, ancor peggio, Cerussa veneta (Biacca). La leggendaria polvere bianca, spalmata sul viso, consentiva lo schiarimento dell’incarnato regalando, a chi ne faceva sfoggio, una pelle liscia e candida. Gravi, tuttavia e per conseguenza, i problemi di salute, tra cui danni neurologici e paralisi facciale.

Nocivi, sulla stessa linea d’onda, erano anche gli abiti e, tra le tinte più diffuse per confezionarli, il Verde di Parigi, una sfumatura vibrante, ottenuta – però – con un pigmento a base di Arsenico. Una tonalità, adoperata per abbellire vestiti, accessori e persino tappezzerie. Sebbene affascinante, ciò non di meno, il colore risultava altamente tossico. L’arsenico presente nel tessuto, infatti, poteva essere assorbito attraverso la pelle o inalato. Né, tanto meno, gli uomini erano al sicuro, giacché il mercurio veniva ampiamente utilizzato nella lavorazione dei cappelli in feltro, di gran tendenza ai tempi.

Vogliamo parlare dei tessuti infetti? Le condizioni igieniche delle fabbriche tessili e delle sartorie erano spesso precarie; pertanto, le malattie si diffondevano facilmente, attraverso i materiali. Il rischio maggiore proveniva dalla tubercolosi, altamente contagiosa e prospera, soprattutto negli ambienti in cui gli abiti venivano confezionati e distribuiti.

A peggiorare la situazione, il fatto che numerose tra le vesti femminili fossero realizzati con strati voluminosi di tessuti infiammabili, dal cotone alla crinolina, una stoffa rigida usata per dare volume alle gonne. Le candele o i camini accesi, potevano – dunque – rivelarsi fonte di incidenti domestici, nel momento in cui le donne, ingombrate da strati di tessuto, vi passavano involontariamente vicino. Con il peso delle vesti, avrebbero faticato a liberarsi per tempo…

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