De Niro e quella ‘fame’ di essere attore…

De Niro e quella ‘fame’ di essere attore…

Parlare di Cinema, il grande cinema Hollywoodiano, coincide, ugualmente, con il trattare di attori. Certo, i nomi sono tanti, ma alcuni sanno come distinguersi sugli altri. Riconoscibili, per via della loro carriera e anche a causa degli aneddoti che ne hanno caratterizzato, passo passo, l’ascesa.

Tra questi, Robert De Niro, che per sempre resterà annoverato tra i più grandi interpreti della storia della Settima Arte. Uno che definire ‘bravo’ non basta, dato il talento. Uno, che ha congeniato una sorta di personale metodo, per prepararsi ai suoi ruoli.

D’altra parte, come tutti i divi, di ‘capricci’ – come altro chiamarli, altrimenti’ – non se ne è davvero risparmiati. Pretendendo, per dirne una, solo intimo di seta; impartendo ordini ai suoi stessi registi; adoperando – magari – proiettili veri per inscenare la roulette russa, laddove la sequenza lo richiedesse.

Riassumendo, un perfezionista. Allievo di colei che, per Studios e allegati, rappresenta una vera e propria leggenda: Stella Adler, maestra per eccellenza del rinomato metodo Stanislavski, basato – forse in pochi lo sanno – sul bagaglio del proprio vissuto.

Dunque, affondando nel ruolo, De Niro è tra coloro che il personaggio, letteralmente, lo fagocitano e, giorno dopo giorno di lavorazione, riescono a rimanere nel ruolo, sia dentro, sia fuori dal set.

Così, ad esempio, la rivalità durante le riprese di Mean Streets divenne ancor più realistica, dato l’antagonismo dell’attore con il compagno di set, Richard Romanus. Ancora, potremmo raccontarvi della preparazione, per indossare i panni del giovane Vito Corleone. Ebbene – questo è noto – De Niro trascorse ben tre mesi in Sicilia. Quattro, alle prese con il dialetto locale, trovandosi poi, al momento di girare, nella condizione di parlare la lingua, al pari della gente del posto. Vogliamo raccontare di Taxi Driver? Bob trascorse, per diverso tempo, circa 15 ore al giorno guidando, solo per immedesimarsi meglio.

Non solo, si narra che abbia voluto approfondire, per la stessa parte, gli effetti della malattia mentale, visitando una base Americana nel nord Italia. Qui, registrò le conversazioni con i soldati. La co-protagonista, Jodie Foster ha ricordato come De Niro l’abbia ripetutamente chiamata, per chiederle un appuntamento. Pare che abbiano provato la scena della cena più e più volte… fino allo sfinimento.

Per girare la pellicola diretta da Elia Kazan: Gli ultimi fuochi, leggenda vuole che sia dimagrito di diverse taglie, passando da 77 a 58 kg. L’unico, stando al Cineasta, “che ha chiesto di provare anche la domenica“. Nel 1977, per poter dar voce e corpo ad un musicista di sax nel celeberrimo New York, New York si è ‘costretto’ ad imparare a suonare il sassofono.

Tensione alle stelle, anche nel girare Il Cacciatore. Christopher Walken venne persuaso a sputargli addosso e Lui, Bob, si ritrovò sul punto di abbandonare il set. Della pistola ‘realmente carica’ vi abbiamo già accennato. Traetene voi le dovute conclusioni. Nel 1980, poi, fu la volta di Toro scatenato. Il tutto, per la circostanza, può riassumersi con 27 kg in più e professionalità acquisita come pugile. Per diventare Jake Lamotta si allenò, proprio con quest’ultimo. Partecipò a tre incontri e ne vinse… due. Per costruire un legame inossidabile con Joe Pesci che recitava al suo fianco, i due vissero e si allenarono assieme, consolidando un’amicizia sempiterna.

Alla ricerca di una performance memorabile, che tale si rivelò, iniziò, in un altro frangente, a provocare Jerry Lewis, insultandolo e ingiuriandolo con frasi antisemite. Lewis, in seguito, ammise di essere stato talmente accecato dalla rabbia, da aver dimenticato, per qualche istante, le telecamere, nell’intenzione di afferrare l’avversario per la gola.

Per rendere più veritiero il ruolo di Al Capone in The Untouchables non solo prese peso, ma si premunì pure di una serie di imbottiture, al fine di apparire più imponente. L’attore riuscì a rintracciare i sarti del gangster e chiese che fossero confezionati, al suo indirizzo, i medesimi abiti del criminale.

Alla ricerca di nuove sfide, senza perdere, tuttavia, in autenticità, a metà degli anni ’80, il nostro ebbe a misurarsi con ruoli comici e romantici; diversi, in ogni caso, dal solito. Pensate, in Innamorarsi giunse addirittura a farsi stampare tutto uno stock di biglietti da visita, con il nome del protagonista.

Il thriller Cape Fear, allo stesso modo, richiese uno studio lungo mesi e valse, tra l’altro, le cure di un dentista, finanziato per peggiorare l’aspetto dei suoi denti. Finite le riprese, lo pagò nuovamente, per risistemarli. Per riprodurre senza possibilità di errore, inoltre, l’accento del suo personaggio, Cady, pare che abbia registrato le voci di diversi abitanti del sud degli Usa, nel mentre della lettura del copione.

In occasione di Heat preferì non provare la scena clou con Al Pacino, per enfatizzare la mancanza di empatia tra i due personaggi e se più in là disse no all’ingaggio in The Departed fu solo perché, nel frattempo, stava girando The Good Shepherd

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