Il mio nome è Bond… James (Albert) Bond
Per tutti noi ha – tutt’oggi – il volto di Sean Connery – indimenticabile – di George Robert Lazenby, nell’ordine, di Roger Moore, Timothy Dalton, decisamente dal tono più cupo, Pierce Brosnan; ultimo, Daniel Craig. Una ridda di attori, per dare sembianze al personaggio nato, nel 1953, dalla penna di Ian Fleming.
“Ho sempre fumato e bevuto e amato troppo. In effetti, ho vissuto non troppo a lungo, ma troppo. Un giorno il granchio di ferro mi agguanterà. Allora sarò morto per il troppo vivere“, affermava lo scrittore e, probabilmente, molto di Lui si rispecchia il colui che è divenuto l’icona degli 007.
James Bond – colto e raffinato, ma fornito di ‘licenza di uccidere’, appunto – ha permeato il nostro immaginario attraverso le sue avventure: dodici romanzi e due raccolte di storie, per la precisione. Ebbene, l’agente segreto del controspionaggio inglese, già comandante della Marina Militare, dopo decenni, è stato ‘finalmente’ – ed eufemisticamente – smascherato. L’Istituto di Memoria Nazionale Polacco ha infatti pubblicato, via social, il documento d’identità del ‘vero’ James (Albert) Bond, fonte d’ispirazione per la fortunata saga. Si tratta di un diplomatico inglese arrivato a Varsavia negli Anni Sessanta, in piena guerra fredda e che, per un paio d’anni, lavorò nel Paese, sotto copertura.
Ufficialmente assunto, a partire dal 18 febbraio del 1964, in terra polacca, con un ruolo militare all’interno dell’ambasciata britannica, in breve divenne sorvegliato speciale da parte dell’intelligence.
Stando alle ricostruzioni, “I documenti mostrano che si è infiltrato in obiettivi militari in almeno due occasioni. Lasciò la Polonia nel 1965, un anno dopo il suo arrivo. Cosa stava facendo davvero Bond a Varsavia? La sua missione è stata completata? O si è trattato solo di uno scherzo per prendere in giro i servizi segreti polacchi, considerato che il personaggio di Bond era famoso in tutto il mondo, sin dagli Anni Cinquanta?“.
E ancora: “Sappiamo che, nel 1964 e nel 1965, si trovava in Polonia e ha viaggiato un po’ per il Paese“, ha dichiarato alla Reuters la direttrice dell’archivio, Marzena Kruk.
Il mistero è svelato… oppure si infittisce ulteriormente? Tra tante domande resta, tuttavia, qualche certezza: “Gli piacevano le donne, come il suo omonimo cinematografico. Ma non c’è una parola riguardo al Martini. Anzi, dalle informazioni in nostro possesso sappiamo che gli piaceva la birra polacca“.
“Martini secco, in un calice da champagne. Tre parti di Gordon, una di vodka, mezza di Kina Lillet. Scuotere bene finché è ben ghiacciato, poi aggiungere una scorza di limone, lunga e sottile“. Eccola la ricetta del Vesper Martini. Ce la spiega direttamente la spia, in una scena di Casino Royale, con buona pace di chi, del drink, ha voluto farne il proprio status symbol.
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