Sesso: quando sa rendersi di qualità
Il vissuto emotivo – più ancora che gli accadimenti della vita – finisce, spesso, per influenzare le relazioni e l’approccio con le situazioni che ci si dipingono di fronte. In certe occasioni, poi, l’eco del passato si rende ancora più incisivo.
E se nell’ambito del quotidiano il prezzo di ieri si paga a rate, più o meno consistenti, tra le lenzuola il bagaglio dei ricordi rischia di diventare un terzo incomodo, piuttosto ingombrante. Tutto sta nel deciderne cosa farne. Materia di studio da cui apprendere, stimolo di crescita, insomma, oppure un fardello, niente affatto semplice da gestire.
Questione di maturità. Il tempo ci cambia, ci cesella, ci rende consapevoli. E modifica anche il nostro avvicinarci alle emozioni, ai sentimenti e… al sesso. Attributo, questo che, nella vita di coppia, può distribuirsi in maniera diversa, lungo l’arco del tempo.
Niente da temere. Le esigenze assumono, nel protrarsi degli anni, facce molteplici, come pure differente è il modo in cui le si esprime. Nel contatto con l’altro/a, dettano influenza, dunque, sensibilità reciproca, carattere, educazione ricevuta, temperamento.
Serrature chiuse a doppia mandata, oppure porte spalancate ad un rapporto che sappia distinguersi per complicità. E il corpo del partner, assume, in questo viaggio itinerante nell’autoconsapevolezza, il senso di un percorso costantemente in fieri. Quanto maggiore è la capacità, consolidata, di stare con se stessi, altrettanto risulterà agevolata l’affinità reciproca.
Diverso è l’approccio di un adolescente da quello di un adulto. Vero ma, a ben guardare, non ne esiste uno più giusto. Lo sviluppo cognitivo – vale a dire la percezione ed elaborazione delle emozioni da condividere – recita un ruolo determinante.
Al primo incontro, si entra nella dimensione ‘altra’, in cui siamo disposti a lasciarci trasportare. Infatuazione, innamoramento… i ‘momenti’ dell’eros si scandiscono uno ad uno, ognuno necessario al passaggio successivo. E nell’impegno d’amore ci si imbatte in picchi di crisi, come pure di sviluppo. Tutte fasi, in cui il modo di ritrovarsi a letto subisce contaminazioni che lo portano, inevitabilmente, a variare.
E allora scopriamola, questa evoluzione.
Se, mediamente, nel periodo che si protrae dai primi 3 ai 12 mesi, passione e curiosità governano su tutta la linea – grazie all’azione integrata di serotonina e dopamina – e a spingerci è l’irrefrenabile voglia si ‘sentire’ – toccare, baciare… – chi abbiamo scelto per starci accanto, il sentiero dell’istinto finisce, via via, per trasportarci in un universo, in cui anche la razionalità riesce a ricavarsi un suo spazio, non meno interessante. Ci si avvicina per un’esigenza che parte, quasi inconsapevole. Si diventa ‘stanziali’ per qualcosa – fosse pure l’odore della pelle, il timbro della voce, il modo in cui ci si abbraccia – che finisce per attestarsi a livello viscerale. Scava ‘dentro’ e, piacevolmente, rimane.
E quel magnete che ci ha attratti all’inizio alimenta la voglia di ascoltarsi, chiedere, saperne – di lui o di lei – sempre di più. Dalla quantità di zucchero che è solito inserire nel caffè al modo in cui riposa, dai gusti in fatto di abbigliamento alla visione – più generica – del mondo; se preferisce il mare o la montagna e cosa lo/la fa godere.
Voce dell’esperienza, cadono, per fortuna, le barriere, fantasmi inutili che caratterizzano l’età più in erba. Quest’ultima, sorretta – per fortuna – dall’irruenza, dall’impazienza e dal desiderio di vedersi, attraverso gli occhi di chi ci corrisponde; l’altra – la adulta – caratterizzata dalla definizione di se stessi e di ciò che più di tutto sa donarci piacere. Coscienza, che sola permette di configurarci in modo tale da ‘regalare’ altrettanto.
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