Quell’inguaribile ladro-gentiluomo che ti incolla alla sedia…
Redivivo Robin Hood, era il ladro-gentiluomo per eccellenza, pronto a sottrarre ai più abbienti per donare a sé stesso, sì, ma anche ai bisognosi. Ma Lupin, per come ce l’hanno presentato, era anche un incorreggibile tombeur de femme, dotato di uno spiccato sense of humor. Un trasformista, audace, sfrontato, furbo, ironico… e chi più ne ha più ne metta… noblesse oblige!
I suoi rivali? I più acerrimi erano, nella scrittura, l’ispettore Garimard della polizia francese e il detective inglese Herlock Sholmes, libero smacco all’inglesissimo Sherlock Holmes.
Dell’istrionico personaggio ne vanta la paternità Maurice Leblanc, che nel 1905 lo ha introdotto, quatto quatto, nelle nostre vite di lettori e pare che, per farlo, si sia ispirato all’esistenza, quella sì, reale, dell’anarchico marsigliese Marius Jacob.
Così, di sottecchi, l’idea si è trasformata, negli anni, in un appuntamento atteso, voluto da un pubblico, sempre più famelico di conoscere le avventure di quell’Arsenio che sarebbe poi entrato a far parte dell’Olimpo dei personaggi letterari più amati del Novecento.
Talmente famoso, il ‘nostro’, da delinearlo perfino in forma di cartoon. Chi di noi non conosce il celebre manga di Monkey Punch?
Ora l’eroe-anti eroe fa il suo ritorno, grazie ad una serie, anche questa targata Netflix, grazie alla penna di George Kay e François Uzan, che ne hanno rispolverato l’icona, per riadattarla, secondo un percorso più attuale, ai tempi di oggi. I 10 episodi – rigorosamente made in France – vedono come protagonista Omar Sy, nel ruolo di Assane Diop. Una storia di ingiustizia, quella odierna, stando alla trama, in cui l’uomo deciderebbe di vendicarsi della morte del padre, suicida dopo essere stato accusato del furto di un gioiello appartenuto a Maria Antonietta.
Da qui, si dipana un intreccio in cui passato e presente si rincorrono e si intersecano, intarsiati dal filo rosso dei travestimenti. Anagrammi, illusioni… l’ingegno qui collima con la spettacolarizzazione. A regalare al ‘nuovo’ Lupin un respiro, sebbene ancora di forte connotazione francese – quasi – internazionale.
Del resto, e non è il primo caso (vd. Bridgerton – Anna Bolena…) la società si apre, anche in questa occasione, ai colori di identità moderne. Assane Diop è un immigrato senegalese, trasparente agli occhi del mondo, benché dotato di una fisicità importante. E dal fisico alla mente il passo è breve. La caratterizzazione del neo-brigante è tutta impregnata di un carattere umano, fallibile, emotivo; capace, per questo, di suscitare empatia negli occhi dello spettatore. Un quadro a tinte sfaccettate di qualcosa che ci sembra di conoscere già, che forse ci risulta familiare e, invece, è ancora tutta da scoprire….
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