Il Duca Bianco è tornato, sotto forma di Fumetto
Bowie è morto ? Forse no, benché siano trascorsi 5 anni dalla sua dipartita terrena. Ma che volete, particolari, inezie… Voi dove eravate in quel lontano gennaio del 2016, quando si è diffusa la notizia dell’addio dell’autore di Ziggy Stardust?
Ebbene, Samuel si trova in pieno centro, a Bologna, quando legge la notifica sul cellulare e ne resta pietrificato. Attraversa, allora, in un viaggio allucinogeno, il tempo e lo spazio. La città ‘grassa’ va e viene, strade deserte, la guerra, cenere alla cenere e poi la rinascita, le sabbie, la prateria, gli oceani tra le rovine, il cyberpunk… Poi l’arrivo: “È morto David Bowie“, sentenzia il ragazzo, come al risveglio da una lunga stasi. Lui, che attraversa un mondo, ora, smaccatamente colorato, espressione manifesta di una presenza, quella del Duca Bianco, che si fa sentire, assordante. Un dinosauro parlante si avvicina e dice: “Lo so, amico… ancora ci sto male“.
Abbiamo perso la testa? Vi starete forse chiedendo. Niente affatto. Stiamo solo illustrandovi il prologo di Saetta Rossa, fumetto ‘fuori pista’ per Panini Comic, ideato a quattro mani – e due interessanti teste – da Marco Bucci e Riccardo Atzeni. Un lavoro che si è protratto per quattro anni, dal 2017, operato interamente ad acquarelli – con buona pace del computer – a rappresentare la cartolina di un futuro tutto immaginifico. L’anno – di grazia – è il 200 mila sedici. È uno stile immediato, ma It’s no game – non si tratta di un gioco – canterebbe il protagonista, perché a questa realtà, secondo il topos dei viaggi nel tempo, Samuel non appartiene in alcun modo. Si è sottratto alla propria: madre, padre malato, ex ragazzo, amici, per introdursi in quello sconosciuto e affascinante e caotico dell’alieno venuto dallo spazio del sound.
E, in questo nuovo tempo, quasi ad irridere il nostro, tutto è stato risolto. Si è invasi, ‘letteralmente’, dalla prosperità, al punto tale che, per placare la noia, ci si inventa, ogni sei mesi, di modificare olograficamente il volto delle città.
“Abbiamo voluto creare un’utopia impossibile“, spiegano gli autori. “Ma non abbiamo voluto dare un giudizio su questo futuro e sta al lettore decidere se, in realtà, è invece una distopia. Perché è un mondo in cui è stato risolto tutto, comprese le ideologie“.
Restano “il carnevale, il trasformismo, un gioco collettivo che è bello, ma capisco anche chi ne resterebbe atterrito. Persino parlare di orientamento sessuale non ha più senso. Ma è un gioco a cui non si è costretti a partecipare“. E proseguono: “Volevamo che fosse una fantascienza diversa, dell’emotività“. E se Bowie non è fisicamente presente, lo si respira, comunque, “nell’atmosfera della storia ed è anche nella crescita del protagonista“. “Samuel perde le coordinate spazio/tempo per la morte di una persona importante e capisce che, chi era prima, non tornerà più. E qui stava il trasformismo di David Bowie, nella continua ricerca di una nuova personalità, quando la precedente perde di significato“. Medesima filosofia, stando i creatori, adottata “dalla società del futuro“.
Così, ci si muove, anzi, si fluttua, tra Blackstar, ultimo album dell’artista, opera che “in molti non hanno ancora trovato il coraggio di ascoltare“, e le immagini del videoclip di Lazarus. Ci si imbatte in quelle del film Labyrinth, dell’86 (regia di Jim Henson), e poi c’è Ziggy Stardust, in un live olografico e il Duca Bianco, “che abbiamo citato in piedi, come il viandante solitario sul mare di nebbia“.
Eppure, nel fumetto, si nasconde un segreto nel segreto: “Ho preso molti riferimenti dell’iconografia di David e li ho rielaborati in forma cialtronesca“. Interpretazione futuristica di una presenza che vuol esserci, senza tuttavia primeggiare. Rifugio di una decadenza, insita nell’umana natura.
Samuel, confessano, dovrà affrontare i cambiamenti, imparare ad amare l’alieno. “Chi vuole può cambiare totalmente il corpo. Così, l’umano diventa un qualcosa di relazionale. E’ una socialità umana, ma non nell’aspetto fisico“, chiariscono.
L’autodeterminazione, qui, giunge all’estremo: “Edo, l’amico del protagonista, indossa una eso-tuta da dinosauro. Può sembrare paradossale e quasi delirante, ma è anche per prendere in giro il discorso di chi dice che, se due uomini si possono sposare, allora potranno anche un comodino e un animale. Ed è nella filosofia queer prendere queste critiche e rigirarle in faccia a chi le fa“.
E, in questo salto temporale in cui niente è più come prima, non viene risparmiata neppure Bologna: “Il mondo è davvero cambiato, mentre disegnavo. E’ arrivata la pandemia e ci siamo accorti che sembrava proprio quella via, così com’è stata durante il lockdown di quest’anno“. Un modo per dire che anche i riferimenti al Covid sono rimasti intrappolati nel racconto.
In fondo, anche la più assurda delle invenzioni, alla fine, rimanda al terreno concreto del quotidiano…
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