Prendi i soldi… e scappa!
Un incubo può iniziare in tanti modi. Spesso prende le mosse da un bel sogno, che finisce per trasformarsi in qualcosa di completamente differente.
E’ questo il caso della vicenda accaduta a Scott Shero-Amba. Nel mese di febbraio, l’uomo aveva riservato, per sé ed i suoi cari, 7 posti sul volo della Philippine Airlines. Da Kailua-Kona, nelle Hawaii, lo avrebbe tradotto, con tanto di famiglia al seguito, nelle Filippine e in Malesia. Una vacanza, per la quale si era fatta scomodare persino la figlia, universitaria presso la Penn State University.
Un esborso, per condurre in porto l’impresa, non certo da poco. 4000 $, sfumati insieme al viaggio, per via della pandemia. In che senso? Vi starete forse chiedendo. Non esiste comunque il diritto al rimborso?
“Ci hanno detto che ce li avrebbero accreditati in 30 giorni. Poi si sono trasformati in 30-90 giorni. Poi in 90 giorni, poi ancora in 90 giorni lavorativi. E, infinte, da 3 a 5 mesi“. Insomma, un patatrac. Seguito dai tentativi, costanti ma vani, di recuperare l’ammontare.
In sostegno dell’uomo, sarebbe intervenuto l’Ufficio Statale per la protezione dei consumatori: “Il consumatore non dovrebbe aspettare qualcosa del genere, è la legge“, ha sentenziato il direttore, Stephen Levins. “Se il tuo volo è stato cancellato e desideri un rimborso, dovresti ottenerlo“.
Vedersela da soli, ha aggiunto, “è demoralizzante e frustrante“. E, volendo fare un esempio: “1.000 $ sono, per la maggior parte delle persone, un sacco di soldi“, ha teso a rimarcare, sottolineando il mancato interessamento da parte del Dipartimento dei Trasporti degli Stati Uniti, troppo spesso inadempiente riguardo al controllo sulle leggi che attengono, appunto, ai risarcimenti.
Ancora, l’esperto invita i consumatori ‘traditi’ ad un’azione di stalking nei confronti del Servizio clienti, elevando la richiesta di rimborso ad un manager, documentando le interazioni per iscritto, oppure rivolgersi direttamente alla Società che ha emesso la carta di credito.
Last but not least, raccontare la propria storia attraverso i Social. Un esercizio di pubblicità negativa arriva, di frequente, laddove null’altro può.
“Non hanno usato il carburante per decollare o sostenuto altri costi. Hanno i miei soldi e penso che sia giusto, per noi, ottenere quel rimborso“, chiosa quindi Amba, sottolineando come l’elevata spesa rischia, ora, di compromettere anche gli studi della sua ‘bambina’. Le tasse universitarie, come noto, non si fanno attendere.
Armati di pazienza, ci si incammina, dunque, verso un percorso che sembra riservare ancora estenuanti attese e qualche sorpresa. Un primo ed inaspettato spiraglio, dopo tante peripezie, l’appoggio derivato dalle pressioni esercitate dalla stampa sulla Società intestataria della Carta di Credito. L’Hawaii News Now avrebbe finalmente strappato la promessa di un eventuale azione di tamponamento, qualora Philippine Airlines non dovesse provvedere neppure in seguito.
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