La spiazzante zampata del Marzocco

La spiazzante zampata del Marzocco

Time out, vale a dire tregua, almeno fino alla data della Crisi di Governo. Ecco la richiesta di Renzi ai suoi. “Fino a martedì staccate tutto. Basta attacchi a Conte, basta polemiche, basta Social. Rilassatevi, che le cose vanno per il verso giusto. Tanto le prossime mosse spettano a loro, non a noi“, asseriva convinto. Tant’è che Premier ed ex alleati, alla fine, sono stati costretti a cedere alle pressioni di Italia Viva, pur di scongiurare un eventuale ritorno alle urne.

Ma se è vero che non è tutto oro quel che luccica, una prima frattura, all’interno del gruppo, era già emersa, tra governisti e irriducibili.

Matteo Renzi

Se, dal canto proprio, Eugenio Comincini si appellava alla responsabilità: “Facciamo noi un passo vero nella direzione del dialogo con la maggioranza. Non abbiamo altra scelta“. Dall’altra, Roberto Giachetti non aveva mancato occasione per togliersi qualche sassolino dalle scarpe: “Oh, già io volevo votare contro la fiducia al Governo mercoledì e abbiamo scelto l’astensione…“.

A fomentare ulteriormente gli animi, l’intervento del leader di Italia Viva dal Quirinale, a seguito delle consultazioni con il Presidente Mattarella. I famosi toni morbidi sui quali tanto si era fatto leva hanno subito lasciato il posto ad una sorta di ‘operazione voltagabbana’. Definito ‘indecoroso‘ lo spettacolo dei giallorossi, a premonizione di una scissione che, a questo punto, pare inevitabile.

Non metteremo veti. Andremo al Quirinale a portare le nostre ragioni e i nostri temi“, aveva giurato Matteo ai suoi. E, in effetti, un vero e proprio niet non c’è stato. Certo, piuttosto che un Conte-ter, si preferisce promuovere l’idea di un mandato esplorativo, da affidare ad un’altra figura istituzionale, ma tutto qui.

Questo è pazzo“, avrebbe commentato il suo stesso entourage. Critiche, che concernono sia il merito sia il metodo. “Matteo ci fa andare a sbattere“, ci si ripete – ora – tra le fila del Partito. Anche in seguito al fatto che la linea tracciata in principio fosse totalmente differente, lontana anni luce da quella poi assunta, una volta al Colle: “Ieri sera ci aveva detto che avrebbe fatto esattamente il contrario“.

La risposta? Detto fatto: “Questo è un no a Conte, adesso. Non un no a Conte. Per ora vorrei un mandato esplorativo“, ha comunicato Renzi. Ed ecco il buon Roberto Fico, presidente della Camera, intento a verificare se ci sono le condizioni per formare una nuova maggioranza, a partire dalle forze che avevano sostenuto il Conte bis.

Una mossa azzardata, a quanto si vocifera tra i corridoi di Palazzo, che potrebbe, forse, condurre ad una irreparabile lacerazione. Leonardo Grimani, Eugenio Comincini e Mauro Maria Marino gli incriminati, in tal senso, rei di non aver digerito la posizione del loro Capo-corrente, di fronte ad un ennesimo Governo Conte. Così si attende, come negli scacchi, perché queste sono mosse che richiedono tempo, e pensiero. Ci si chiede, da spettatori, quale sarà la prossima. Che carte si deciderà di porre sul tavolo verde e, qualora dovesse esserci un vincitore – che volto avrà.

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