A Biella, ‘nudi alla meta’

A Biella, ‘nudi alla meta’

Siamo in mutande ma non ci arrendiamo“. E chi meglio di loro può sostenerlo, dal momento che, per testimoniarlo, sono arrivati perfino a dismettere l’ultimo straccio di pudore?

Come la Maja Desnuda, hanno abbandonato ogni orpello, mostrandosi proprio come ‘mamma li ha fatti’. E’ così che Daniele e Andrea Perotto, due fratelli di Cavaglià, in provincia di Biella, elettrauto l’uno, istruttore di palestra il secondo, hanno inteso convogliare l’attenzione sulle Aziende, messe a dura prova dall’emergenza Coronavirus.

Provocatoriamente, si sono messi a nudo. Per beneficenza, ma anche nell’idea di manifestare la volontà, perentoria, a non darsi per vinti. Accanto a loro, sempre senza veli, i rappresentanti di 12 mestieri. 13 scatti in totale – realizzati pro-bono, in favore degli indigenti del Paese: “Volevamo aiutare, ma anche far sentire la nostra voce“, sottolinea il primo. Rimarcando sul fatto che ‘in mutande’, come da slogan, ci sono veramente.

Il lavoro è quello che è e noi siamo fermi, come tante Aziende. La palestra di mio fratello, ad esempio, è chiusa da marzo. Ma, comunque, volevamo dimostrare che, nonostante tutto, non ci arrendiamo. Non siamo abituati a farlo. E anche se ancora oggi le Imprese italiane sono messe a dura prova, siamo pronti per unirci e creare qualcosa che ci aiuti e che permetta di aiutare chi ha bisogno“.

Un messaggio eloquente, su cosa realmente voglia rappresentare il Calendario.

L’iniziativa è nata per beneficenza. Dall’inizio dell’emergenza, io e mio fratello abbiamo cercato di aiutare la Comunità, facendo volontariato. Abbiamo consegnato più di 400 uova di Pasqua ai bambini. Abbiamo collaborato con il filantropo vercellese Carlo Olmo nella distribuzione delle mascherine. C’è stato poi uno stop, perché sembrava che le cose fossero un po’ migliorate“, si fa appello ai ricordi. Poi, l’amara constatazione: “Invece a Natale ci hanno chiesto altri pacchi, che abbiamo finanziato noi. Però, più aumentavano le richieste e più avevamo bisogno di fondi. Da qui, l’idea del Calendario. Bisognava inventarsi qualcosa. Oltre a fornire beni di prima necessità ai bisognosi del nostro paese, probabilmente aiuteremo un ragazzo in difficoltà. Ha 19 anni e studia a Bologna, la madre è in fin di vita. Ha chiesto aiuto e noi lo sosterremo“.

E la specifica: “Cavaglià è considerata poco in ambito provinciale e lo era già prima dell’emergenza. Così,abbiamo voluto far sentire la nostra voce“. Un modo, l’ennesimo, per attirare l’attenzione delle Istituzioni, percepite da sempre troppo lontane, disinteressate.

Un’iniziativa, che ha riscosso immediatamente il successo che meritava e che, forse, in parte, lo ha superato: “La cosa straordinaria è che ci chiamano i lavoratori dei paesi vicini, chiedendoci di coinvolgerli nel progetto. In tanti ci hanno detto :”Sì, bella idea, però non me la sento di spogliarmi”. Poi dopo hanno visto le prime foto che abbiamo pubblicato e hanno cambiato idea. Altri si sono messi subito in gioco“. E, per il futuro, si paventa già qualche nuova trovata. 10 euro, intanto, la somma da sborsare, qualora si fosse interessati nel contribuire alla causa. E un numero di telefono: 3470528702. Il resto è un gioco… in buona parte ancora da ragazzi.  

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