Adotta un daino. Te lo chiede il Parco Nazionale del Circeo
Adottare un daino? Adesso si può. Purché abitiate a non più di 500 km dal Parco Nazionale del Circeo, disponiate di uno spazio idoneo e facciate richiesta all’Ente, adibito alla gestione dell’area protetta. Questo, in sintesi, il procedimento per poter ospitare un’esemplare tra le mura domestiche. Al riguardo, del resto, sono già stati pubblicati gli appositi bandi.
Motivo di cotanta generosità, il numero sempre crescente di ungulati, che finisce per arrecare danni ai campi agricoli della zona. Per non parlare degli incidenti stradali, frequenti, e dei problemi – intuibili – relativi alla biodiversità.
LA DOMANDA DI ADOZIONE VA FORMULATA ENTRO MARZO
Nell’area conosciuta come Selva di Circe, tra i rari esempi di foresta in cui trovano dimora lepri italiche, istrici, moscardini e testuggini, dagli anni ’50 ad oggi i quadrupedi in questione sono aumentati a dismisura. Se ne calcolano, stando ai numeri riportati da Ente Parco, ben 1.767 capi, con una crescita del 39%, nel giro di soli cinque anni.
L’idea di adozione trova sostegno proprio su questa base. L’intenzione, cioè, di gestire ‘diversamente’ la presenza dei dama – come vengono anche nominati – senza necessariamente doverli abbattere. Per formulare la richiesta, lo si accennava, ci sarà tempo fino al 10 marzo prossimo.
I daini verranno destinati ad aziende agri-turistico-venatorie o, in alternativa, ad allevamenti, a scopo alimentare. Va sottolineato, inoltre, che non potranno essere liberati, previo il rimborso delle spese sostenute dall’Ente per la cattura. Insomma, qui non si scherza.
Gli animali acquisiti a scopo ornamentale andranno sottoposti a sterilizzazione e non potranno allontanarsi, come si è già detto, oltre una certa distanza dal Parco, onde evitare loro eccessivi e inopportuni sbalzi termici.
LE SOLUZIONI PREVISTE DA ENTE PARCO NON CONVINCONO TUTTI
“Abbiamo deciso di realizzare un programma di controllo del daino – precisano dall’Ente del Circeo – che prende avvio con le soluzioni non cruente riportate nei bandi ma che, con ogni evidenza, dovrà proseguire con la messa in atto anche degli altri scenari previsti dal documento approvato dal Ministero dell’Ambiente e dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale“.
Ci si attrezza, insomma, lasciando, tuttavia, perplessa la cerchia degli ambientalisti, in prima fila per la causa. “Con questi bandi, solo una piccola parte dei daini troverà un nuovo habitat nel quale vivere e morire di vecchiaia“, si sottolinea.
“Ancora – si fa notare – una parte diventerà il bersaglio dei cacciatori della domenica. E, per finire, ecco l’abbattimento diretto nella foresta demaniale del Parco, con destinazione le macellerie locali. Carne pregiata… Facendo i conti che 350 capi, abbattuti nel primo anno, fanno ben 14 mila kg di carne si crea un buon business“.
Reticenze, giustificate, che si concretizzano in ipotesi opzionali.
Piero Vigorelli, ex Primo Cittadino di Ponza, suggerisce, ad esempio, nell’arco dei prossimi 5 anni, di procedere esclusivamente con le adozioni ‘ornamentali’, proseguendo con le catture e la sterilizzazione: “In questo modo si potrà ridurne la popolazione, senza ucciderli e limitare le nascite“.
In marcia, sostanzialmente, lo si è. Resta da vedere, ora, se la battaglia condurrà tutti nella medesima direzione.
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