Chiusura totale, per 2-3-4 settimane… così parlò Ricciardi
“Credo che il Ministro della Salute, Roberto Speranza, sia convinto di questa nuova fase. Spero che il presidente del Consiglio, Draghi, recepisca e che il Governo appoggi“, ha ribadito, di recente, Walter Ricciardi. Ospite nella trasmissione di Fabio Fabio, l’igienista ha paventato un ennesimo lockdown, rigidissimo, da effettuarsi su base Nazional. Unica risposta, stando allo studioso, rispetto all’altalena di contagi che, ormai da un anno, ci mortifica, condizionando il quotidiano stile di vita e non solo.
Così la bomba…
…che altrimenti non potremmo definirla, è innescata.
“Deve durare il tempo necessario a tornare a questo dato di incidenza. Possono essere due, tre, quattro settimane. Dipende quando si raggiunge l’obiettivo“. Una strategia che prevede, in concomitanza, il rafforzamento del tracciamento e della campagna vaccinale.
Per “limitare la circolazione del virus al di sotto dei 50 casi ogni 100mila abitanti“, spiega, sussiste la “la necessità di proporre al Governo tre cose, anche alla luce del problema delle varianti: lockdown breve e mirato; tornare a testare e tracciare; vaccinare a tutto spiano“.
Misure forti, insomma, che hanno trovato perplessa la precedente equipe politica ma che, nelle odierne condizioni, mirano a far leva soprattutto sul Primo Ministro, insediatosi di recente. Ricciardi ha, inoltre, precisato di non avere rapporti con il Premier, “ma con Speranza“. Perché finora la linea in questione non è passata? Troppe reticenze da parte del vecchio establishment, causa, queste ultime – secondo il pensiero dell’esperto – delle migliaia di morti.
“La politica è restia a dire la verità“, prosegue. “Tenete conto che la variante inglese è pericolosa“
Una presa di posizione decisa, sola prospettiva per un ritorno alla normalità “in tempi ragionevoli“, d’altronde.
“Ci riavvicineremmo al ritorno alla vita normale e alla ripresa economica, come dimostrano gli esempi di Cina, Taiwan, Corea del Sud, Australia, Nuova Zelanda. Ora anche Usa, Germania e Danimarca vanno in questa direzione“, prosegue il Consigliere. A spingerlo, la valutazione che “la variante inglese si trasmette più velocemente ed è lievemente più letale. Quella brasiliana può dare origine a reinfezioni, come è stato visto a Perugia. Per la sudafricana, sembra limitata l’efficacia del vaccino AstraZeneca“. Come a dire: ‘non c’è più tempo per le chiacchiere. Qui tocca darsi da fare!’
Un posizione, del resto coerente. Medesima intransigenza aveva dimostrato riguardo alla riapertura delle scuole, sull’eventualità di un voto anticipato, persino a fronte della presenza del pubblico al Festival di Sanremo.
E se tanto ci dà tanto…
…immediate, le critiche di chi, dal canto proprio, si dissocia. “Non se ne può più di ‘esperti’ che parlano ai giornali, seminando paure e insicurezze, fregandosene di tutto e tutti. Non si può terrorizzare 60 milioni di Italiani“, ha tuonato, in tutta risposta, Matteo Salvini. Dissenso, che nasce soprattutto sul metodo: “Parlare di meno e lavorare di più“, è il monito del leader leghista, seguito a spron battuto da Giovanni Toti. Il Governatore della Liguria propone, ironico e provocatorio, “un lockdown ad personam“. Stefano Bonaccini, d’altra parte, immagina una “moratoria di dichiarazioni, tramite stampa“
Parla chiaro, il Presidente della regione Emilia Romagna: “Io non faccio riferimento a questo o a quell’esperto. Non mi permetterei mai. Io dico, in generale, un po’ meno interviste e un po’ più di lavoro, laddove si deve discutere. Sennò le persone non capiscono più nulla e questo non è accettabile. Ci vuole cautela“, chiude.
Ma anche – aggiungiamo noi – talvolta, un pizzico di coraggio.
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